La sede del consolato Usa a Bengasi incendiata e l’ambasciatore Chris Stevens, ucciso
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Un medico libico: l'ambasciatore è morto per soffocamento da fumo
BENGASI - Una aggressione a sorpresa e di stampo militare, non una manifestazione di protesta contro il nuovo film su Maometto degenerata in violenza. Il console italiano a Bengasi, Guido De Sanctis, che ieri si trovava a poca distanza da quello che descrive come un ''ufficio distaccato'' dell'ambasciata americana, non ancora un consolato, spiega così i tragici avvenimenti di ieri. Parlando al telefono con l'Adnkronos, De Sanctis ricorda che nel 2006, quando il consolato a Bengasi venne assalito durante le violente proteste contro le vignette su Maometto pubblicate su un quotidiano danese, e lui lavorava all'ambasciata a Tripoli dove fu immediatamente istituita una cellula per seguire la crisi, la manifestazione era stata notificata prima dagli organizzatori alla sede diplomatica. Come accade di solito in questi casi in Libia, sottolinea.
BENGASI - Una aggressione a sorpresa e di stampo militare, non una manifestazione di protesta contro il nuovo film su Maometto degenerata in violenza. Il console italiano a Bengasi, Guido De Sanctis, che ieri si trovava a poca distanza da quello che descrive come un ''ufficio distaccato'' dell'ambasciata americana, non ancora un consolato, spiega così i tragici avvenimenti di ieri. Parlando al telefono con l'Adnkronos, De Sanctis ricorda che nel 2006, quando il consolato a Bengasi venne assalito durante le violente proteste contro le vignette su Maometto pubblicate su un quotidiano danese, e lui lavorava all'ambasciata a Tripoli dove fu immediatamente istituita una cellula per seguire la crisi, la manifestazione era stata notificata prima dagli organizzatori alla sede diplomatica. Come accade di solito in questi casi in Libia, sottolinea.
''Si e' trattato di una azione più militare, un attacco iniziato senza che fosse preceduto da alterchi o slogan di protesta. Il luogo inoltre non èuno di quelli in cui si organizzano di solito le manifestazioni, è fuori citta''', spiega il diplomatico italiano precisando che la maggior parte degli abitanti di Bengasi non sembrano infastiditi dal fim su Maometto.
''Ieri mi trovavo per caso vicino all'ufficio americano e ho sentito tutto, il fumo le esplosioni'', ricorda De Sanctis, precisando che l'ambasciatore era a Bengasi, come accadeva periodicamente (durante la rivoluzione era stato il rappresentante speciale di Washington presso il Cnt), ieri per raccogliere gli umori della città alla vigilia della nomina del premier.
''Tutto sembra essere iniziato come un assalto armato, con una grossa esplosione, poi gli assalitori sono riusciti a scatenare un incendio all'interno'' dell'ufficio, aggiunge, ricordando anche che l'edificio è rimasto aperto dopo l'intervento non immediato delle forze libiche: nella notte si vedevano girare per la città persone che erano riuscite a entrare portando via i mobili. Alla succursale americana di Bengasi e' assegnato a rotazione di qualche mese un solo funzionario inviato da Tripoli. L'atmosfera in città non appare tesa, anche se negli ultimi mesi sono arrivati a Bengasi gruppetti di estremisti che provocano, come quando il mese scorso sono alcuni di loro sono entrati nella sede di una ong danese accusando i due libici che ci lavoravano di proselitismo cristiano.
Con il console italiano è d’accordo un think tank di Londra con forti legami con la Libia il quale appunto ipotizza che Stevens sia stato in realtà vittima di un attacco mirato di al Qaeda per vendicare la morte di Abu Yaya al-Libi, di al Qaeda secondo in comando dell’organizzazione terroristica, ucciso pochi mesi fa.
E 'stato "il lavoro di circa 20 militanti, preparati per un attacco militare - il think tank ha detto - notando che lanciagranate con propulsione a razzo normalmente non appaiono in proteste pacifiche e che non vi sono state altre proteste contro il film su Maometto altrove in Libia .
L'attacco è venuto in due ondate, uno che ha indotto i funzionari degli Stati Uniti (ce n’erano 7 negli uffici) di lasciare il consolato per un luogo sicuro, e il secondo diretto proprio dove si erano rifugiati.
Il think tank ha citato fonti anonime sul terreno a Bengasi e all'estero.
Un medico libico che ha curato l’ambasciatore Stevens ha detto che il diplomatico è morto di asfissia grave, a quanto pare da fumo. Nel caos durante l'attacco, Stevens è stato portato da solo al Bengasi Medical Center con nessun alttr americani, e nessuno pressol’ospedale sapeva chi fosse, ha detto il dottore, Ziad Abu Zeid.
Stevens era praticamente morto quando è arrivato alla clinica attorno alle 01:00 di oggi, ma "abbiamo cercato di rianimarlo per un'ora e mezzo, ma senza successo," ha detto Abu Zeid . L'ambasciatore aveva un sanguinamento nello stomaco a causa del soffocamento, ma non altre lesioni, ha aggiunto.
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