venerdì 25 novembre 2011

Liberata dai pirati somali la nave italiana Rosalia D'Amato, dopo sette mesi di sequestro.


La Rosalia D'Amato in navigazione
MOGADISCIO. - Dopo oltre sette mesi nelle mani dei pirati somali, e' libero il mercantile italiano Rosalia D'Amato. Manca ancora la conferma ufficiale della Farnesina, ma il sito 'LiberoReporter' ha pubblicato una conversazione audio con il comandante della nave che conferma la liberazione e afferma che "l'equipaggio sta bene". 
Secondo TMnews la nave è stata liberata nel corso di un'operazione della Marina Militare italiana. Su questo fatto non c'è conferma ufficiale. La Farnesina, che attraverso l'Unità di Crisi segue direttamente le fasi della liberazione, ha invece precisato in una nota che si tratta di un'operazione ancora in corso in una zona a rischio, che pertanto potrà considerarsi conclusa solo dopo che l'equipaggio sarà stato preso in consegna dalle Autorità militari italianeA quanto apprende l'Adnkronos da fonti vicine a Confitarma, la 'Rosalia D'Amato' è stata liberata questa mattina e l'equipaggio è in buone condizioni di salute. Il rilascio è avvenuto a seguito della positiva conclusione della trattativa avviata da tempo con i pirati dall'armatore, la Perseveranza Spa di Navigazione di Napoli.

La notizia della liberazione della nave è arrivata a Confitarma 'in diretta', mentre era in corso una riunione sul tema dei rapporti banche-armatori. A quanto è stato riferito ai presenti all'incontro, l'equipaggio ha salutato la liberazione facendo suonare la sirena di bordo.
In questi mesi le trattative per il rilascio della nave sono andate avanti senza sosta e nel più assoluto riserbo. Una linea di riservatezza che puntava a salvaguardare la vita dei 22 componenti dell'equipaggio, tenuti costantemente sotto tiro in questi mesi dai sequestratori somali.
Il fatto che il sequestro della nave sia avvenuto a una così rilevante distanza dalla terraferma dimostra tra l'altro il miglioramento delle capacità operative delle organizzazioni criminali responsabili degli attacchi alle navi mercantili in transito. La nave venne catturata mentre attraversava il corridoio di mare tra Yemen e Oman, nel Corno d'Africa, una delle aree considerate più a rischio di attacchi da parte dei pirati.
La notizia della liberazione "si è sparsa a macchia d'olio sull'isola, una bella notizia e siamo molto felici" ha detto all'Adnkronos Vincenzo Capezzuto, sindaco di Procida, luogo di origine di due dei marinai italiani sequestrati. "La notizia poteva essere ancor più bella se ci fosse stata anche la liberazione della Savina Caylyn, solo allora la soddisfazione sarà completa", ha aggiunto il sindaco. Procida, sottolinea, "è un'isola di marittimi nella quale la comunità è molto unita, e la notizia, anche se non ancora ufficiale perché manca il 'marchio' della Farnesina, si è diffusa subito. Sono contento in particolar modo per le famiglie, per le quali è finita una lunga attesa".
Al momento del sequestro a bordo della Rosalia si trovavano 21 uomini; 6 marittimi italiani e 15 filippini. Degli italiani 4 sono campani: Gennaro Odoaldo, terzo ufficiale di coperta, Vincenzo Ambrosino, allievo ufficiale di macchina, entrambi di Procida, Giuseppe Maresca, secondo ufficiale di coperta di Vico Equense, Pasquale Massa primo ufficiale di coperta di Meta di Sorrento, ma residente in Belgio.
 Gli altri due sono siciliani: uno di Messina, il comandante Orazio Lanza e l'altro di Mazara del Vallo, il direttore di macchina Antonio Di Girolamo.

La nace era stata attaccata nell'oceano Indiano 402 miglia a sud est di Salalah, in Oman il 21 aprile scorso. La nave è di proprietà della Perserveranza spa di navigazione, di Napoli. L’imbarcazione era diretta al porto di Bandar Imam Khomeini, Iran, proveniente dal Brasile, con un carico di soia.  Anche se nei manuali di navigazione e nei siti della sicurezza  fosse indicata una rotta che dal Sudafrica dirigeva verso la punta meridionale dell’India, l’imbarcazione battente bandiera italiana, ha preferito invece navigare verso il mare dei pirati, passando tra la costa orientale dell’Africa e l’Isola del Madagascar, finendo così nelle acque infestate dai pirati somali.


Forse il timore di un blitz o forse chissa' cos'altro, certo e' che i pirati hanno preferito fuggire con uno o piu' barchini di appoggio che avevano in prossimita' del cargo, mentre in zona era sempre piu' vicina l'Andrea Doria, unita' navale della Marina militare italiana che - ha poi riferito il comandante Carlo Miccio, responsabile della sicurezza per la compagnia partenopea Perseveranza di Navigazione spa, armatrice della 'Rosalia d'Amato' - fa parte dell'organizzazione dell'unita' di crisi dislocata nel golfo somalo. L'Andrea Doria "ci assistera' fino a quando la nave non sara' uscita dalle acque somale. Nessun blitz dunque, e neppure il pagamento di un riscatto, fanno sapere dalla compagnia armatrice. 

Almeno 16 navi (9 imbarcazioni commerciali e 7 da pesca) e 304 ostaggi sono ancora sotto il controllo dei pirati somali, con un numero imprecisato di piccoli dhow.
Il pagamento dei riscatti ha finora fruttato nel solo 2011 complessivamente 128 milioni di dollari per il rilascio di 27 navi e 25 ostaggi, liberato indipendentemente dalle loro navi. 
Rimane ancora in mano ai pirati somali l'italianaSavina Caylyn, sequestrata due mesi prima della Rosalia D'Amato.

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