Luciano Moggi |
ROMA, 24 marzo - La prescrizione è calata sulla maggior parte del processo Calciopoli: prescritta l'associazione a delinquere contestata all'ex dg della Juventus Luciano Moggi e all'ex ad bianconero Antonio Giraudo; poco o nulla rimane delle contestazioni di frode sportiva, se non qualche aspetto risarcitorio per le parti civili; scagionati da ogni accusa gli ex arbitri Paolo Bertini e Antonio Dattilo; confermata la condanna a 10 mesi di reclusione (pena sospesa) per l'ex arbitro Massimo De Santis, che aveva rinunciato alla prescrizione. La sentenza e' arrivata dopo una camera di consiglio durata oltre 6 ore. Per gli altri imputati che avevano rinunciato alla prescrizione, - gli ex arbitri Paolo Bertini e Antonio Dattilo - i supremi giudici hanno pronunciato l'assoluzione. Prescritto anche il reato contestato all'ex vicepresidente della Federcalcio, Innocenzo Mazzini, e all'ex designatore Pieluigi Pairetto. Rigettati dalla Corte i ricorsi di Claudio Lotito, presidente della Lazio e di Diego ed Andrea della Valle (Fiorentina): per loro il reato si era gia' prescritto in appello. La Cassazione ha infine dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Napoli contro le assoluzioni degli arbitri Paolo Dondarini, Gianluca Rocchi e Tiziano Pieri e dell'ex presidente Aia, Tullio Lanese. Un processo "portato avanti in modo abnorme: abbiamo scherzato per nove anni, questa e' una cosa spiacevole, e tutto si e' risolto in nulla". E' quanto ha dichiarato Luciano Moggi, dopo la lettura del verdetto in Cassazione. "In nove ani - ha aggiunto - si e' stabilito che il campionato e' stato regolare, i sorteggi regolari, e che le comunicazioni non ci sono state".
Così si è concluso in Cassazione il processo che aveva messo a soqquadro il mondo del pallone. Ci sono volute sei ore di camera di consiglio. La sentenza e' arrivata dopo una camera di consiglio durata oltre 6 ore. La decisione della terza sezione penale ha accolto le richieste del pg della suprema corte Gabriele Mazzotta, che aveva chiesto di confermare "l'esistenza di una associazione a delinquere finalizzata a condizionare i risultati delle partite, le designazioni arbitrali, le carriere dei direttori di gara, e l'elezione dei vertici della Lega calcio". Per Mazzotta erano da convalidare le sentenze di secondo grado, ad eccezione di alcuni episodi di frode sportiva e delle condanne di Bertini e Dattilo. Mazzotta inoltre ha descritto la "struttura associativa" contestata, "nella quale tutti si ritrovavano ad attentare ai risultati delle singole partite ma anche a dare appoggio a Carraro, candidato al vertice della Figc, o a pilotare dossier contro i Della Valle, 'colpevoli' di volere un altro presidente alla guida della Lega. E si interferiva anche nella progressione delle carriere degli arbitri". Il pg ha ricordato anche che i sodali del 'sistema Moggi' si erano dotati di un "apparato organizzativo con schede telefoniche svizzere riservate, difficilmente aggredibili da intercettazioni legali o illegali, come quelle dell'Inter".
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