ROMA, 19 marzo - Ritiene di poter spiegare, Maurizio Lupi. E convincere il Parlamento di aver sempre agito, da ministro, "con la massima trasparenza e correttezza". Perciò per ora non fa nessun passo indietro. Anzi, spiega Angelino Alfano, "non ci ha mai pensato". Non si dimette. Nonostante la contestazione di ieri in Aula dei 5 Stelle e l'urlo "vergogna" che lo accoglie nella sua Milano. Nonostante dalle carte dell'inchiesta sui grandi appalti emergano nuove connessioni sue e dei suoi familiari con alcuni degli arrestati. Nonostante il Pd prenda le distanze, dichiarando che "valuterà" se sfiduciarlo.
"Il governo mi appoggia. Renzi non mi ha chiesto" di lasciare il ministero, assicura Lupi. Già venerdì, probabilmente, riferirà alla Camera. Lupi non è indagato e, nell'interrogatorio di garanzia in carcere, l'ex superdirigente del ministero Ercole Incalza afferma di aver avuto con lui "solo rapporti istituzionali". Ma da Firenze i faldoni dell'inchiesta restituiscono nuovi dettagli sui rapporti dell'esponente di Ncd con alcune delle persone arrestate per quella che i magistrati definiscono come una "devastante corruzione sistemica nella gestione dei grandi appalti pubblici". Non solo, secondo i pm, Lupi ha chiesto a Incalza di trovare lavoro al figlio Luca, ma un altro indagato, Francesco Cavallo, ha pagato un biglietto alla moglie del ministro un biglietto aereo di 447,03 euro per andare da Milano a Bari a una convention di Ncd. Cavallo inoltre si è attivato per "una cena volta a reperire fondi" e ha fatto regali di Natale al ministro, inclusi "abiti sartoriali".
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