BERGAMO - Il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti non era al lavoro. Lo ha stabilito la perizia sui suoi spostamenti, realizzata acquisendo i tracciati del telefono cellulare. Il documento smentisce dunque la tesi del muratore, il quale ha sostenuto che il suo furgone era davanti al centro sportivo "perché tornavo dal cantiere di Palazzago e andavo a casa".
"Sono una persona abitudinaria, faccio sempre le stesse cose. Quel giorno sono andato al lavoro e, tornando a casa dal cantiere di Palazzago, sono passato dalla zona del centro sportivo", ha detto Bossetti al gip Ezia Maccora.
Ma la perizia lo sconfessa: il suo cellulare, come riporta il Corriere della Sera, racconta tutta un'altra storia. Così come le testimonianze dei colleghi, secondo i quali Bossetti, quel pomeriggio di novembre, al cantiere non si sarebbe visto.
Anche dalle telecamere emerge un'altra verità: Bossetti, al volante del suo furgone reso riconoscibile da un catarifrangente non di serie, non è semplicemente "passato" per l'area del centro sportivo tornando a casa, come ha raccontato al magistrato. Dai filmati registrati dalle videocamere di sorveglianza, infatti, emerge che l'uomo, già in zona alle 17,45 come attestato dal suo telefonino, si trovava ancora lì intorno alle 18.30 quando la telecamera di videosorveglianza di una società privata che ha sede accanto al centro sportivo lo riprende.
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