lunedì 9 maggio 2011

Obama. "Nessun rimpianto per non aver catturato vivo Osama bin Laden. Sono stati i 40 minuti più lunghi della mia vita"


Osama in uno dei video sequestati nel covo pakistano

NEW YORK - Il presidente Usa, Barack Obama, non ha alcun rimpianto per non aver catturato vivo Osama Bin Laden. "Nervoso com'ero, l'unica cosa cosa che mi impediva di dormire era la possibilita' di eliminare Bin Laden. Giustizia e' fatta. E chiunque metta in discussione che l'autore di stragi su suolo americano non meritasse quello che avuto, deve farsi esaminare il cervello". In un'intervista alla Cbs, il presidente Usa e' tornato a parlare del raid ad Abbottabad.
"Sono stati i 40 minuti piu' lunghi della mia vita, con la sola eccezione del momento in cui Sasha (la figlia) ebbe la meningite, a tre mesi, e attendevo il medico che mi dicesse che tutto andava bene". "Alla fine della giornata precedente l'assalto - ha continuato -  eravamo ancora fermi al 45/55 (per cento): voglio dire che non potevamo dire con certezza che bin Laden fosse li'. E se non fosse stato li', ci sarebbero state conseguenze significative". Tra l'altro, sferrare un'operazione militare in un territorio sovrano (e non informare il Pakistan) comportava rischi pesanti. "C'erano rischi geopolitici nel prendere la decisione". Non solo: alcuni suoi consiglieri erano contrari: "Cosi', mi sono detto, se abbiamo una buona probabilita' (di non sconfiggere completamente, ma mettere in crisi pesantemente al Qaeda) vale la pena assumersi rischi politici e rischi per i nostri uomini". Il segreto della missione era vitale. "Non l'ho detto alla mia famiglia, pochissime persone alla Casa Bianca sapevano, la stragrande maggioranza dei miei consiglieri non lo sapeva. Ci sono momenti in cui si puo' andare in giro e parlare con piu' persone. Non era questo il caso". E ha descritto le ore antecedenti al blitz (domenica gioco' a golf attendendo il tramonto in Pakistan) e i momenti di tensione nella Situation Room a guardare il raid in tempo reale, in un ambiente "molto teso". Poi, alla fine, la parola magica: "Genonimo".

Il Pakistan e le complicità
lObama ha anche esortato il Pakistan a indagare sulla rete di complicità che ha palesemente sostenuto Osama Bin Laden nel suo nascondiglio: il governo di Islamabad devescoprire se qualcuno dei suoi funzionari sapevano della presenza del leader di al-Qaeda nel fortino di Abbottabad, Ufficialmente il Pakistan ha negato di esserne stato in qualche modo a conoscenza. Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti Tom Donilon intanto ha detto in un talk show della NBC  " che Islamabad dovrà stabilire come Bin Laden possa aver vissuto indisturbato per sei anni a breve distanza dalla capitale e vicino a una accademia militare".
Con la morte di Bin Laden, ci sono state voci sul fatto che il suo vice, Ayman al-Zawahiri, possa assumere la leadership di al-Qaeda.
Ma il signor Donilon ha detto che l'egiziano "non è nemmeno lontanamente il leader che Osama Bin Laden è stato".
Egli ha anche detto che le autorità pakistane dovrebbero concedere agli  Stati Uniti la possibilità di interrogare le tre vedove di bin Laden, arrestate dopo il raid delle forze speciali Usa..
I funzionari americani stanno nel frattempo continuando a studiare attentamente i file del computer sequestrato dai Navy Sealsi dal nascondiglio del terrorista: si tratta di documenti della dimensione "della biblioteca di un piccolo college"

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