ROMA - "Stanotte in Senato è andata molto bene. Mi sembra che stia crescendo il sostegno" al Governo "anche in Senato. Il margine è molto forte: 165 a 111 (e 2 astenuti). Sono molto contento del risultato numerico”. Lo dice MatteoRenzi, arrivando stamattina al Nazareno
Si tratta, secondo quando si apprende dai Dem, della "fiducia più alta dopo quella per le dichiarazioni programmatiche del premier". Con il voto al Jobs act, il governo Renzi incassa la sua ventiquattresima fiducia.
I tre senatori Dem più ostili alla riforma: Corradino Mineo, Felice Casson, Lucrezia Ricchiuti non hanno partecipato al voto. Walter Tocci, invece, ha detto sì, ma poi ha annunciato che subito dopo si sarebbe dimesso da senatore. “Farò di tutto perché Walter Tocci, che è una persona che stimo molto,continui a fare il senatore". Così risponde il premier Matteo Renzi a chi gli chiede di commentare la decisione. Tito Di Maggio del Gruppo per l'Italia ha detto "no", in dissenso dal proprio gruppo che si è espresso a favore.
Ha invece "bluffato" la Lezzi del M5S: ha chiesto di intervenire in Aula perché avrebbe votato contrariamente alle direttive del gruppo e invece poi ha gridato il suo "no" forte e chiaro passando sotto i banchi della presidenza. E per questo si è beccata un "richiamo" da parte del presidente del Senato Pietro Grasso.
Hanno invece detto sì alla delega, contrariamente alle aspettative, un ex M5S, Lorenzo Battista, e un ex Lega Michelino Davico.
"Gli italiani sono stanchi delle sceneggiate di alcuni senatori". Dopo il via libera alla fiducia sul Jobs Act al Senato "rimane l'amarezza perché i lanci di libri" contro la presidenza "sono immagini tristi per i cittadini che si domandano che senso abbia". Lo dice Renzi. "Noi andiamo avanti", ribadisce.
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