lunedì 19 maggio 2014

Tempio Pausania: fermato l'uomo che avrebbe fatto entrare gli assassini nella casa della strage

TEMPIO PAUSIANIA - La villetta della strage
Angelo Frigeri, fermato per complicità nella strage
TEMPIO PAUSANIA - Svolta nelle indagini sul triplice omicidio di Tempio Pausania, dove madre, padre e figlio di 12 anni sono stati uccisi brutalmente: i carabinieri hanno fermato un artigiano 35enne amico di famiglia. Si chiama Angelo Frigeri, incensurato. Dopo il lungo interrogatorio durante la notte, messo sotto torchio dagli investigatori, si è contraddetto ed è crollato raccontando alcuni particolari legati al brutale delitto. Fuori dalla caserma dei carabinieri si è radunato un folto gruppo di cittadini che visto l'artigiano contro il quale ha inveito urlando "Bastardo, bastardo".
Secondo alcune indiscrezioni l'uomo, specializzato in impiantistica, stava eseguendo dei lavori all'interno dell'abitazione della famiglia Azzena e forse proprio per questa ragione era in possesso delle chiavi. Forse proprio i cavi, fili elettrici o telefonici usati per la sua normale attività, sono stati utilizzati per strangolare le tre vittime.
Il 35enne, a quanto pare, è stato inquadrato dal sistema di videosorveglianza di alcune attività commerciali. Un ''commando'' di assassini sarebbe stato ripreso da un video ed ora è al vaglio degli inquirenti. L'artigiano avrebbe fatto entrare in casa gli assassini, avendo libero accesso, visto che era impegnato a eseguire dei lavori nell'appartamento. Ma cosa sia accaduto effettivamente in quell'abitazione  e quante persone siano state coinvolte rimane un mistero. Angelo Frigeri nel suo lungo interrogatorio, secondo indiscrezioni ancora non confermate, avrebbe detto di essere stato minacciato e obbligato a far entrare in casa due persone. Non è chiaro se poi sia uscito per fare il "palo". Ancora da chiarire anche se il delitto sia stato premeditato o se a scatenarlo sia stata la reazione di uno dei componenti della famiglia. Nelle prossime ore Frigeri sarà nuovamente interrogato.
I militari sono alla ricerca di un movente, nessuna ipotesi viene scartata, ma al momento la pista più accreditata sembra essere quella legata ad una vendetta nel mondo degli usurai o delle loro vittime. Nel 2008, infatti, Giovanni Maria Azzena venne arrestato insieme ad altre due persone, Osvaldo Premuselli, assicuratore di Tempio, e Piero Dati, imprenditore napoletano, nell'ambito di un'inchiesta su una serie di prestiti a strozzo, con tassi di interesse dal 50 al 200 per cento, sfociata in un processo che è tutt'ora in corso. Nonostante in paese Azzena sia descritto come una persona gioviale e serena, sempre sorridente, dalle indagini dell'epoca era emersa un'altra lettura del suo carattere. Da una intercettazione telefonica, in particolare - riproposta da L'Unione Sarda - si trae l'immagine di un uomo duro con i deboli, i poveracci a cui avrebbe prestato i soldi con interessi vorticosi. "Io sono buono ma divento molto cattivo, molto cattivo hai capito, io so che sei venuto a domandarmi i soldi piangendo e te li ho dati", questa la registrazione della chiamata. I carabinieri stanno ora lavorando sul fronte dei commercianti che si sarebbero rivolti a lui per i prestiti, vittime dell'epoca che probabilmente saranno sentite dagli inquirenti nelle prossime ore.

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