ROMA - Migliaia di detenuti potranno uscire di prigione dopo la decisione della Cassazione di ridurre le pene per il piccolo spaccio di droga. Se sarà accolta "la loro richiesta di revisione", dicono fonti della Suprema Corte, ci si devono aspettare molti sconti di pena. La Cassazione ha infatti stabilito il diritto dei condannati in via definitiva per lieve spaccio, con la recidiva, a ricalcolare la pena al ribasso, dopo due verdetti della Corte costituzionale.
Della decisione "non si possono avvantaggiare i detenuti condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti commesso con l'associazione a delinquere", si affrettano a chiarire fonti della stessa Suprema corte. Secondo le prime stime indicative provenienti da fonti dell'amministrazione penitenziaria, sono tra i 3mila e i 4mila i detenuti che potenzialmente potrebbero beneficiare della decisione chiedendo il ricalcolo della pena ai giudici dell'esecuzione.
Attualmente le persone detenute per spaccio e detenzione di droga, quindi per la sola violazione dell'articolo 73 del testo unico sulle droghe, sono circa 14 mila. Questa cifra sale a 21 mila se si considera il complesso dei reati legati agli stupefacenti. Da queste cifre bisogna isolare la porzione di detenuti impattata dagli effetti della sentenza della Cassazione.
I supremi giudici, presieduti dal primo presidente, Giorgio Santacroce, hanno così deliberato accogliendo un ricorso della procura di Napoli contro una decisione del tribunale, che aveva negato a un condannato recidivo per piccolo spaccio di ottenere il ricalcolo della pena a seguito della sentenza della Consulta che nel 2012 aveva dichiarato incostituzionale la norma della Fini-Giovanardi che vietava la concessione delle circostanze attenuanti prevalenti nel caso di recidivi.
La Cassazione, inoltre, ha stabilito che i giudici dell'esecuzione, chiamati al ricalcolo delle pene dei condannati definitivi, dovranno anche tenere conto del fatto che è stato ripristinato il testo della Iervolino-Vassalli, per effetto dell'ultima decisione della Consulta sulla Fini-Giovanardi. Così facendo, la Cassazione ha di fatto inserito nella sua decisione anche gli effetti del recente verdetto della Consulta che ha reinseirito la distinzione tra droghe pesanti e leggere.
"Italia ora al passo con Strasburgo" - "La decisione della Cassazione mette l'Italia al passo con la giurisprudenza di Strasburgo e, insieme alle due sentenze della Consulta, ci mettono più in regola con la Carta di Diritti dell'Uomo". Giuseppe Maria Berruti, direttore del massimario della Cassazione, commenta così il verdetto che riduce le condanne per spaccio leggero.
Orlando: "L'uscita dall'emergenza carceri sarà più rapida" - Dopo la sentenza delle sezioni unite della Cassazione che consente la rideterminazione delle pene per i condannati in base alla Fini-Giovanardi "l'uscita dall'emergenza carceri sarà più rapida". Così il guardasigilli, Andrea Orlando. "Tra gli effetti delle misure sulle carceri non avevamo previsto un'aggressione del giudicato", ha aggiunto il ministro della Giustizia.
Della decisione "non si possono avvantaggiare i detenuti condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti commesso con l'associazione a delinquere", si affrettano a chiarire fonti della stessa Suprema corte. Secondo le prime stime indicative provenienti da fonti dell'amministrazione penitenziaria, sono tra i 3mila e i 4mila i detenuti che potenzialmente potrebbero beneficiare della decisione chiedendo il ricalcolo della pena ai giudici dell'esecuzione.
Attualmente le persone detenute per spaccio e detenzione di droga, quindi per la sola violazione dell'articolo 73 del testo unico sulle droghe, sono circa 14 mila. Questa cifra sale a 21 mila se si considera il complesso dei reati legati agli stupefacenti. Da queste cifre bisogna isolare la porzione di detenuti impattata dagli effetti della sentenza della Cassazione.
I supremi giudici, presieduti dal primo presidente, Giorgio Santacroce, hanno così deliberato accogliendo un ricorso della procura di Napoli contro una decisione del tribunale, che aveva negato a un condannato recidivo per piccolo spaccio di ottenere il ricalcolo della pena a seguito della sentenza della Consulta che nel 2012 aveva dichiarato incostituzionale la norma della Fini-Giovanardi che vietava la concessione delle circostanze attenuanti prevalenti nel caso di recidivi.
La Cassazione, inoltre, ha stabilito che i giudici dell'esecuzione, chiamati al ricalcolo delle pene dei condannati definitivi, dovranno anche tenere conto del fatto che è stato ripristinato il testo della Iervolino-Vassalli, per effetto dell'ultima decisione della Consulta sulla Fini-Giovanardi. Così facendo, la Cassazione ha di fatto inserito nella sua decisione anche gli effetti del recente verdetto della Consulta che ha reinseirito la distinzione tra droghe pesanti e leggere.
"Italia ora al passo con Strasburgo" - "La decisione della Cassazione mette l'Italia al passo con la giurisprudenza di Strasburgo e, insieme alle due sentenze della Consulta, ci mettono più in regola con la Carta di Diritti dell'Uomo". Giuseppe Maria Berruti, direttore del massimario della Cassazione, commenta così il verdetto che riduce le condanne per spaccio leggero.
Orlando: "L'uscita dall'emergenza carceri sarà più rapida" - Dopo la sentenza delle sezioni unite della Cassazione che consente la rideterminazione delle pene per i condannati in base alla Fini-Giovanardi "l'uscita dall'emergenza carceri sarà più rapida". Così il guardasigilli, Andrea Orlando. "Tra gli effetti delle misure sulle carceri non avevamo previsto un'aggressione del giudicato", ha aggiunto il ministro della Giustizia.
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