MILANO - Oggi gli scontri politici, diversamente dal passato, producono "smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricordando a Milano la figura di Luigi Spaventa. Il quale si impegnò in Parlamento dal 1976 al 1983, "due legislature entrambe raccorciate, prassi molto italiana, da scioglimenti precoci delle Camere. Parlo qui della politica non come consapevolezza dell'interesse generale, senso del dovere civico, percezione responsabile dei problemi della società e dello Stato -ha proseguito Napolitano- perché di questa dimensione, propria del vivere in democrazia, ogni cittadino dovrebbe essere partecipe e Luigi di certo lo fu in tutte le fasi della sua esistenza.
Ma parlo della politica come funzione concretamente esercitata con quegli attributi di dedizione quotidiana, di competenza specifica, di immersione piena in un agone di confronto e di lotta, che ne fanno una professione".
«''Le distanze e gli scontri sul piano delle idee e del rapporto tra maggioranza e opposizione, non producevano, come oggi, smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale'', ha poi aggiunto il Capo dello Stato. Secondo Napolitano negli anni in cui Spaventa era parlamentare ''il Parlamento, la Camera dei deputati, quella moltitudine di eletti era uno spaccato di comune umanità, nella ricchezza e varietà delle storie e dei temperamenti personali, degli impulsi e dei percorsi che avevano indotto quelle persone a impegnarsi in politica, col traguardo della elezione in Parlamento''. ''Era questa realtà umana che incuriosiva e interessava molto Luigi, che lo spingeva a mescolarsi con gli altri nel palazzo di Montecitorio e a comprendere, non solo a giudicare, posizioni e comportamenti anche di molti che erano lontani dalla sua parte politica. Penso ad esempio -ha aggiunto- a deputati democristiani di ogni stampo e di ogni livello, anche 'peones' come li si chiamava, con i quali interloquiva naturalmente e intratteneva un rapporto amichevole. Ora -ha concluso Napolitano- mi chiedo che cosa è rimasto di quel modo di vivere la politica e di convivere in una istituzione, e anche del modo in cui, di conseguenza, si vedeva dall'esterno il mondo della politica''.
I due capigruppo di Forza Italia hanno scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La lettera scritta di Renato Schifani e Renato Brunetta è stata pubblicata su Il Giornale. Nel documento si parla della Legge Severino, che per il leader Silvio Berlusconi prevede il decadimento in Senato dopo la condanna in Cassazione per frode nell’ambito del processo Mediaset.
Secondo i capigruppo sulla legge Severino vi sono “consistenti dubbi di legittimità” ed è perciò necessario procedere con una verifica della legge da parte del Senato. Secondo i due esponenti di Forza Italia: "In questione è proprio lo stato di diritto nella sua manifestazione suprema che è la Costituzione".
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