MILANO - La decisione della Cassazione sul lodo Mondadori è "uno schiaffo alla giustizia" e ad un'azienda, un atto "vergognoso e vile". Lo afferma in una dichiarazione Marina Berlusconi, presidente di Fininvest: "Uno schiaffo alla giustizia. Ma anche uno schiaffo, vergognoso e vile, ad un grande gruppo imprenditoriale e alle migliaia di persone perbene che vi lavorano. La sentenza della Corte di Cassazione sulla vicenda Lodo Mondadori merita le critiche più dure, il modo in cui alcuni media la stanno utilizzando risulta ancora più indecente, indegno di un Paese che vorrebbe a tutti i costi mantenersi civile".
Quindi Marina Berlusconi annuncia battaglia contro la sentenza e assicura: "Non ci daremo per vinti". Il presidente di Fininvest e Mondadori aggiunge: "Così come è avvenuto in primo e secondo grado, i giudici della Cassazione cercano di piegare, con forzature e teoremi, il diritto al loro obiettivo: quello di arrivare comunque a una condanna. Ma non ci daremo per vinti. La verità non può finire seppellita, neppure sotto una sentenza".
Per la figlia del cavaliere si tratta di una'"operazione fin troppo scoperta" che punta a "gettare fango" su suo padre. "Ognuno svolge una parte ben precisa nella persecuzione sempre più accanita contro mio padre. Con l'esproprio da mezzo miliardo di euro lo si colpisce pesantemente sul piano patrimoniale. A ruota, la grancassa mediatica si incarica per l'ennesima volta di ribaltare totalmente la storia e il presente economico e politico di questo Paese. L'operazione è fin troppo scoperta: gettare fango su Berlusconi imprenditore per gettare fango su Berlusconi leader politico".
''La Corte ha programmaticamente deciso di raddrizzare una sentenza spiaggiata come la Concordia e che, anche dopo le correzioni, è del tutto simile a come le foto ci mostrano la Concordia raddrizzata, credendo che così rattoppata, invece di essere rottamata, la sentenza possa navigare''. Il collegio difensivo di Fininvest commenta così, la sentenza della Cassazione sul Lodo Mondadori, accusando la corte di aver sostituito la ''clava'' dell'Appello con il ''fioretto'' ma senza aver cambiare la sostanza.
''Alla clava usata dalla Corte d'Appello la Corte di cassazione ha preteso - riscrivendo con le sue correzioni la sentenza impugnata - di sostituire il fioretto. L'impronta 'colta' e 'dottrinaria' impressa alla sentenza nulla toglie alla sostanza: le norme processuali stavolta non vengono puramente e semplicemente ignorate, ma vengono modificate per sostanzialmente disapplicarle, così da superare la regola del giudicato; le norme di diritto sostanziale vengono, a loro volta, stiracchiate allo spasimo, con contorti ma sempre 'colti' riferimenti alla più consona tesi dottrinale, o addirittura a inconferenti ordinamenti stranieri, per 'adattarle' alla bisogna (e cioè per trasformare l'azione per il risarcimento del danno extracontrattuale in un passe-partout)'', sottolineano i legali di Fininvest. ''Il risultato finale è che questa sentenza apre larghi squarci nel nostro ordinamento: alla certezza del diritto assicurata dalla legge si è sostituita la sua 'evolutiva' ed innovativa interpretazione (o riscrittura) da parte della Corte, i cui virtuosismi - uniti al rifiuto di cogliere anche le più evidenti illogicità della sentenza impugnata accampando, stavolta con formalistico rigore, i limiti del suo potere - non riescono ad occultare la sua profonda ingiustizia alla luce del diritto vigente'', prosegue il collegio difensivo secondo il quale ''poiché non è possibile scrivere in una sentenza che le nuove regole valgono solo nel caso deciso, la Corte dovrà in futuro ricucire gli strappi così arrecati al sistema per evitare di reiterare all'infinito gli assurdi risultati ai quali è approdata: assai più gravi, perché prodotti dalla Corte Suprema, di quelli dei giudici di merito''. ''E così, dopo che la Corte d'Appello aveva radicalmente modificato la motivazione della sentenza di primo grado, ma per raggiungere tuttavia lo stesso risultato, ecco che la Corte di Cassazione riconosce in più punti l'erroneità della motivazione della sentenza d'Appello, ma la rettifica per raggiungere lo stesso risultato'', concludono i legali.
''La Corte ha programmaticamente deciso di raddrizzare una sentenza spiaggiata come la Concordia e che, anche dopo le correzioni, è del tutto simile a come le foto ci mostrano la Concordia raddrizzata, credendo che così rattoppata, invece di essere rottamata, la sentenza possa navigare''. Il collegio difensivo di Fininvest commenta così, la sentenza della Cassazione sul Lodo Mondadori, accusando la corte di aver sostituito la ''clava'' dell'Appello con il ''fioretto'' ma senza aver cambiare la sostanza.
''Alla clava usata dalla Corte d'Appello la Corte di cassazione ha preteso - riscrivendo con le sue correzioni la sentenza impugnata - di sostituire il fioretto. L'impronta 'colta' e 'dottrinaria' impressa alla sentenza nulla toglie alla sostanza: le norme processuali stavolta non vengono puramente e semplicemente ignorate, ma vengono modificate per sostanzialmente disapplicarle, così da superare la regola del giudicato; le norme di diritto sostanziale vengono, a loro volta, stiracchiate allo spasimo, con contorti ma sempre 'colti' riferimenti alla più consona tesi dottrinale, o addirittura a inconferenti ordinamenti stranieri, per 'adattarle' alla bisogna (e cioè per trasformare l'azione per il risarcimento del danno extracontrattuale in un passe-partout)'', sottolineano i legali di Fininvest. ''Il risultato finale è che questa sentenza apre larghi squarci nel nostro ordinamento: alla certezza del diritto assicurata dalla legge si è sostituita la sua 'evolutiva' ed innovativa interpretazione (o riscrittura) da parte della Corte, i cui virtuosismi - uniti al rifiuto di cogliere anche le più evidenti illogicità della sentenza impugnata accampando, stavolta con formalistico rigore, i limiti del suo potere - non riescono ad occultare la sua profonda ingiustizia alla luce del diritto vigente'', prosegue il collegio difensivo secondo il quale ''poiché non è possibile scrivere in una sentenza che le nuove regole valgono solo nel caso deciso, la Corte dovrà in futuro ricucire gli strappi così arrecati al sistema per evitare di reiterare all'infinito gli assurdi risultati ai quali è approdata: assai più gravi, perché prodotti dalla Corte Suprema, di quelli dei giudici di merito''. ''E così, dopo che la Corte d'Appello aveva radicalmente modificato la motivazione della sentenza di primo grado, ma per raggiungere tuttavia lo stesso risultato, ecco che la Corte di Cassazione riconosce in più punti l'erroneità della motivazione della sentenza d'Appello, ma la rettifica per raggiungere lo stesso risultato'', concludono i legali.
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