Giuseppe Gulotta |
CERTALDO (Firenze) - Giuseppe Gulotta, il muratore di Certaldo, assolto dopo 22 anni di carcere dall'accusa di aver partecipato alla strage dei due carabinieri nella caserma di Alcamo Marina (Trapani) del 1976, chiede allo Stato un risarcimento di 69 milioni di euro, la cifra più alta mai chiesta per riparare ad errore giudiziario. La richiesta è stata avanzata dai suoi legali al ministero della Giustizia. Gullotta fu arrestato quando aveva 18 anni ed è stato assolto il 13 febbraio del 2011.
"La riparazione dell'errore giudiziario - spiega l'avvocato Pardo Cellini al quotidiano La Nazione - va commisurata alla durata dell'espiazione della pena e alle conseguenze personali e familiari derivanti dall'ingiusta condanna. Tenuto conto della durata della grave vicenda e del periodo di detenzione patito, il danno complessivo è enorme".
«E’ una cifra molto alta che a stento riesco a pronunciare — commenta lo stesso Gulotta — Ma ciò che mi è stato tolto è incalcolabile. Penso a tutte le occasioni mancate, alle opportunità perdute: all’epoca della condanna definitiva, nel 1990, ero un bravo muratore avevo una ditta individuale ben avviata che fatturava circa 100 milioni di lire all’anno. Nel 1976, invece, prima dell’omicidio dei due carabinieri, avevo fatto domanda per la Guardia di Finanza e c’erano buone possibilità che mi prendessero. Poi mi accusarono e tutto andò in fumo».
Il risarcimento più alto pagato dallo Stato, pari a 4,6 milioni, al momento lo ha ottenuto Daniele Barillà, scambiato nel 1992 per un trafficante internazionale di droga. Barillà, condannato a 18 anni, ne ha passati 7 in carcere, da innocente.
Poiché Gulotta ha trascorso in cella oltre il triplo del tempo, da un mero calcolo matematico avrebbe diritto almeno a 14 milioni di euro. Il legale Cellini, però, ritiene che per il caso di Gulotta, tragicamente unico nel suo genere, vadano valutati molti altri aspetti: le torture subìte, le indagini approssimative, gli errori commessi da più giudici. «Abbiamo intrapreso una procedura bonaria, riservandoci però di agire in modo più risoluto se da parte dello Stato non vedessimo la volontà di trovare un punto d’incontro».
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