mercoledì 24 ottobre 2012

Finmeccanica: prevista maxitangente da 550 milioni per le navi al Brasile: se la sarebbero dovuta spartire l’ex ministro Scajola, quello brasiliano e un deputato pdl. Scaiola:"Tangenti? A mia insaputa"


ROMA - Al centro dell'inchiesta che ha portato all'arresto del dirigente Finmeccanica, Paolo Pozzarese, e all'iscrizione nel registro degli indagati, fra gli altri, dell'ex ministro Claudio Scajola, ci sarebbe una maxi tangente da circa 550 milioni di euro per la fornitura di 11 fregate militari al governo brasiliano. Stando alle dichiarazioni dell'ex dirigente della holding Lorenzo Borgogni, sulla fornitura fu infatti applicata una "tassa" dell'11%.
Secondo quanto riportato da Borgogni, la tangente era mascherata da un "contratto di agenzia": i circa 550 milioni di euro sarebbero stati spartiti tra Scajola, il deputato Massimo Nicolucci (anche lui indagato) e il ministro della Difesa brasiliano Jobin, l'esponente del governo sudamericano sul quale Scajola sarebbe intervenuto per favorire Finmeccanica e Fincantieri (entrambe coinvolte nella commessa delle 11 fregate per 2,5 miliardi di euro a testa).
La commessa brasiliana sarebbe infine saltata a causa dei contrasti tra la diplomazia italiana e quella brasiliana sulla mancata estradizione di Cesare Battisti.
L'ex ministro Claudio Scajola si difende dall'accusa di corruzione internazionale nell'ambito dell'inchiesta su Finmeccanica. Se ci sono state tangenti, ripete, è avvenuto "a mia insaputa" perché un ministro "non può sapere quali siano le strategie delle aziende". E poi: "È vero che ho parlato con il presidente Lula, che ho parlato per tre volte con il ministro della Difesa Jobin. In Italia c'era la crisi della cantieristica e cercare di vendere all'estero le fregate Fremm era un dovere per aiutare Fincantieri".

Lavitola? "Non l'ho mai incontrato in occasione di missioni internazionali per l'industria italiana. L'ho incontrato come possibile candidato alle elezioni 2001 ma poi non lo candidammo" risponde Scajola. In un'intervista sul "Messaggero", poi, l'ex ministro si dice "amareggiato ma sereno" e spiega di avere avuto prima la notizia dalla stampa e poi di aver ricevuto l'avviso di garanzia. "Sono pronto a chiarire e non accetto strumentalizzazioni politiche, i processi si fanno nelle sedi giuste" sottolinea Scajola ribadendo che "in questo momento girano molti veleni e negli anni ho constatato come tanti veleni provengano dal fuoco amico. Non credo a regie ma a un insieme di casualità dove uno se può dà una spinta".

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