ROMA - Dopo la sentenza di condanna, per il sisma del 6 aprile del 2009 che distrusse L'Aquila, l'intero ufficio di presidenza della commissione nazionale Grandi Rischi, composto oltre che dal presidente Luciano Maiani, dal presidente emerito Giuseppe Zamberletti e dal vicepresidente, Mauro Rosi, ha rassegnato le dimissioni al presidente del Consiglio Mario Monti. Lo rende noto il Dipartimento della Protezione Civile.
Il presidente Maiani ha detto di ritenere che "la situazione creatasi a seguito della sentenza sui fatti dell'Aquila sia incompatibile con un sereno ed efficace svolgimento dei compiti della commissione e con il suo ruolo di alta consulenza nei confronti degli organi dello Stato".
Il dipartimento, inoltre, ha informato che "il Professor Mauro Dolce ha presentato le sue dimissioni da direttore dell'Ufficio III - Rischio sismico e vulcanico. All'esito dell'iter amministrativo previsto, il Professore verrà assegnato ad altro incarico".
Oltre ai vertici, si sono poi dimessi altri membri della commissione Grandi Rischi. Fra i primi ad aver lasciato l'incarico Roberto Vinci, direttore dell'Istituto per le tecnologie della costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). "Al momento - ha sostenuto Vinci - alcuni membri si sono dimessi, mentre altri si vogliono autosospendere".
Il tribunale dell'Aquila ha condannato i componenti della commissione Grandi Rischi in primo grado a sei anni di reclusione per lesioni e omicidio colposo, pur riconoscendo anche le attenuanti generiche, con uno sconto di pena di un terzo. I condannati sono stati anche interdetti dai pubblici uffici. In sostanza, i sette sono stati accusati di aver dato informazioni rassicuranti, convincendo la popolazione a rimanere a casa malgrado il pericolo incombente.
La prima conseguenza della sentenza di condanna emessa nei confronti dei componenti della ex commissione Grandi rischi è "la paralisi delle attività di previsione e prevenzione sismi". Lo ha affermato il Dipartimento della Protezione civile.
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