domenica 25 dicembre 2011

E' morto Giorgio Bocca




ROMA - E' morto oggi pomeriggio nella sua casa di Milano, dopo una breve malattia, Giorgio Bocca. Lo rende noto la casa editrice Feltrinelli. Tra i grandi protagonisti del giornalismo italiano, Giorgio Bocca ha raccontato nei suoi articoli e nei suoi libri l'ultimo mezzo secolo di vita italiana con rigore analitico e passione civile, improntando sempre il suo stile alla sintesi e alla chiarezza.
Era nato a Cuneo il 28 agosto del 1920. Le tappe della sua carriera sono state queste: redattore alla "Gazzetta del Popolo", nel 1954 è a Milano all'"Europeo", poi inviato del "Giorno" di Enrico Mattei diretto da Italo Pietra. È stato nel 1975 tra i fondatori di "Repubblica" e, oltre all'attività di editorialista sul quotidiano, ha tenuto sull'"Espresso" la rubrica "L'antitaliano". Recentemente, aveva trovato nuovi spunti polemici nei confronti della Rete, a cui ha dedicato controverse analisi, sempre fuori dal coro. E faceva affermazioni spesso spiazzanti. Quest'anno in un'intervista aveva affermato che nel meridione d'Italia vi sarebbe un "contrasto tra paesaggi meravigliosi e gente orrenda, un'umanità repellente"
Come storico e testimone del proprio tempo ha pubblicato numerosi saggi, tra i quali: Storia dell'Italia partigiana (1966); Storia dell'Italia nella guerra fascista (1969); Palmiro Togliatti (1973); La Repubblica di Mussolini (1977); Il terrorismo italiano 1970-78 (1978); Storia della Repubblica italiana - Dalla caduta del fascismo a oggi (1982); Il provinciale. Settant'anni di vita italiana (1992); L'inferno. Profondo sud, male oscuro (1993); Metropolis (1994); Piccolo Cesare (2002, dedicato al fenomeno Berlusconi, libro che segno' il passaggio di Bocca da Mondadori, suo editore da oltre dieci anni, a Feltrinelli); Le mie montagne (2006); E' la stampa, bellezza (2008). Annus Horribilis, Milano, Feltrinelli (2010). Fratelli Coltelli (1948-2010 L'Italia che ho Conosciuto), Milano, Feltrinelli (2010).
 "Un grande giornalista, un grande scrittore. Un grande amico, con il quale ho vissuto l'inizio della mia avventura giornalistica". Così il direttore del Tg4 Emilio Fede commenta la morte di Giorgio Bocca. "Lo leggevo su L'Espresso. Non importa quello che era da condividere e quello no. Ciao Giorgio. Molti ti ricordano e ti ricorderanno. Anche Berlusconi - è il ricordo di Fede - che ti aveva chiamato come voce libera".
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "appresa con commozione la triste notizia della scomparsa di Giorgio Bocca", ha inviato un messaggio alla famiglia nel quale ricorda la "figura di spicco del movimento partigiano rimasto sempre coerente con quella sua fondamentale scelta di campo per la libertà e la democrazia. Dedicatosi subito al giornalismo di inchiesta e di battaglia civile, Giorgio Bocca ha scandagliato nel tempo la realtà del nostro paese e le sue trasformazioni sociali con straordinaria intransigenza e combattività. Con sentimenti di riconoscenza per il suo rigoroso impegno partecipo al cordoglio della famiglia e del mondo dell'informazione". Lo rende noto il Quirinale.

"Era un grande amico, un uomo di Repubblica ma anche un personaggio appassionato della storia repubblicana incompiuta del nostro Paese. E proprio le vicende di questi giorni ci fanno dire quanto ancora ce ne sarebbe bisogno". Ezio Mauro ricorda così l'editorialista del suo giornale. E' stato una bussola per tutta la vita. Questo gli ha portato le ironie e qualche volta gli sberleffi di quelli che hanno cambiato idea, magari anche due o tre volte, o dei revisionisti. Ma Giorgio tirava dritto. Aveva la capacità di andare al nocciolo delle cose, la capacità di capire che troviamo nelle sue inchieste in giro per l'Italia".
"Repubblica è stato il suo giornale, quello in cui si è espresso al meglio. Avevamo in lui un editorialista di vaglia, un inchiestista di rango, uno scrittore straordinario. E poi un polemista - sottolinea Mauro - perché andando al nocciolo delle cose e guardando dritto davanti a sé non sopportava tutti i balletti e le furbizie della vita italiana, delle politica italiana e anche del giornalismo".
Un caro amico e una persona che ho molto ammirato per coerenza e cocciutaggine". E' il ricordo dell'editore di Repubblica e de L'Espresso, Carlo De Benedetti, affidato al sito del quotidiano. 

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