lunedì 9 maggio 2011

Il tonno Riomare verso la sostenibilità. Ma per Greenpeace non basta


ROMA - Il tonno Riomare finalmente si muove verso la sostenibilità, ma - secondo un comunicato di Greenpeace -si ferma a metà strada. L'azienda produttrice, Bolton Alimentari, ha pubblicato questa settimana la propria politica di sostenibilità. Nelle scatolette novità importanti, ma - dice Greenpeace -  non illudiamoci: per gustare tonno Riomare senza temere di contribuire alla distruzione dei nostri oceani, dobbiamo ancora aspettare. 

L'impegno

Entro il 2013 nel 45% dei prodotti dell'azienda - una tra i leader nel mercato mondiale del tonno in scatola - ci sarà solo tonno pescato con metodi sostenibili, quali amo e lenza o reti a circuizione senza FAD (Sistemi di aggregazione per pesci). 
Ben fatto, dice Greenpeacre. Ora però deve ripulire anche l'altra metà delle proprie scatolette, se ha veramente a cuore la tutela dell'ecosistema marino. 
Insieme all'impegno del 45%, la compagnia riconosce l'importanza delle riserve marine come strumento fondamentale per una gestione sostenibile delle risorse naturali, impegnandosi a non comprare tonno proveniente dalle aree d'alto mare del Pacifico Centro Occidentale, dichiarate protette dagli stati delle Isole del Pacifico. 
Non solo, Bolton ha preso una posizione decisa contro la pesca illegale, decidendo di non comprare tonno trasbordato in mare, pratica che facilita la pesca pirata, o proveniente da società con pescherecci che si sono macchiati di pesca illegale.

Cosa manca, secondo Greenpeace
L'impegno di Riomare è un buon primo passo, ma, secondo Greenpeace, non va abbastanza lontano. Il mercato mondiale sta cambiando, e altre aziende, che insieme a Bolton Alimentari fanno parte di ISSF, International Seafood Sustainability Foundation, si sono spinte molto più in là. Princess, la principale marca di tonno in scatola sul mercato inglese, si è recentemente impegnata a utilizzare entro il 2014 solo tonno pescato con amo e lenza o con reti a circuizione senza FAD. 
Cambiare davvero - scrive Greenpeace - è quindi possibile. Bolton deve sviluppare un piano preciso per garantire ai propri consumatori il 100% di sostenibilità. Altrimenti, comprando una scatoletta di tonno Riomare che non presenta in etichetta alcuna informazione sull'area o il metodo di pesca utilizzato, avremo sempre un 50% di possibilità di contribuire alla morte di  migliaia di squali e altri organismi marini e di tonnellate di esemplari giovani di tonno pinna gialla e obeso, aggravando ancora di più la crisi degli stock.
Bolton Alimentari potrebbe fare la differenza. È una delle aziende più grandi sul mercato Europeo, presente con i suoi prodotti in oltre 30 Paesi, e leader indiscusso nel nostro con i marchi Riomare, Alco e Palmera. Il suo stabilimento nel nord Italia è il più grande stabilimento di conserve ittiche a livello europeo, in grado di produrre 3 milioni di scatolette al giorno utilizzando oltre 25000 tonnellate di tonno all'anno. Se utilizzassero prodotti pescati solo in modo sostenibile - argomenta Greenpeace - potrebbero cambiare realmente la situazione del mare.

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