BRASILIA - Il Supremo tribunale di giustizia brasiliano ha respinto il ricorso dell'ex terrorista Cesare Battisti per la revisione di una condanna per uso di falsi timbri sul passaporto. Battisti rischia ora l'espulsione, riferisce la stampa brasiliana. La vicenda riguarda una condanna per l'uso di falsi timbri dell'immigrazione brasiliana sul passaporto di Battisti. La legislazione brasiliana prevede l'espulsione per chi falsifica documenti per ottenere l'ingresso o la permanenza nel Paese. Il caso passa ora nelle mani del ministro della Giustizia, José Eduardo Cardozo. Il Supremo tribunale di giustizia non ha dubbi che Battisti abbia falsificato i timbri, in quanto reo confesso.
Condannato all’ergastolo in contumacia da un tribunale italiano per quattro omicidi compiuti negli anni ’70, Battisti fu arrestato a Rio de Janeiro nel 2007. La richiesta di estradizione proveniente dall’Italia è stata rifiutata nel gennaio 2009 dall’allora ministro della giustizia Tarso Genro che creò un’aspra polemica fondando la sua decisione sul timore di una persecuzione di Battisti in Italia per le sue idee politiche. La Corte Suprema annullò nel novembre dello stesso anno la delibera di Genro concedendo l’estradizione condizionata però alla decisione finale del presidente Luiz Inacio Lula da Silva. Come ultimo atto, al termine del suo secondo e ultimo mandato il 31 dicembre 2010, Lula decise per il no all’estradizione, decisione ratificata con la libertà all’ex membro dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo) concessa dal Supremo Tribunale Federale l’8 giugno 2011.
Condannato all’ergastolo in contumacia da un tribunale italiano per quattro omicidi compiuti negli anni ’70, Battisti fu arrestato a Rio de Janeiro nel 2007. La richiesta di estradizione proveniente dall’Italia è stata rifiutata nel gennaio 2009 dall’allora ministro della giustizia Tarso Genro che creò un’aspra polemica fondando la sua decisione sul timore di una persecuzione di Battisti in Italia per le sue idee politiche. La Corte Suprema annullò nel novembre dello stesso anno la delibera di Genro concedendo l’estradizione condizionata però alla decisione finale del presidente Luiz Inacio Lula da Silva. Come ultimo atto, al termine del suo secondo e ultimo mandato il 31 dicembre 2010, Lula decise per il no all’estradizione, decisione ratificata con la libertà all’ex membro dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo) concessa dal Supremo Tribunale Federale l’8 giugno 2011.
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