mercoledì 4 aprile 2012

Renzo Bossi: mai soldi dalla Lega. Ma spuntano inquietanti collegamenti del tesoriere Belsito con una cosca della ‘ndrangheta


Renzo Bossi

MILANO - Mai soldi dalla Lega. Renzo Bossi si è difeso: "La mia famiglia di soldi del Carroccio non ne ha mai presi. I lavori a Gemonio sono stati fatti quando papà era in ospedale". E su Belsito ha puntualizzato: "E' sempre stato controllato, per cui non ci sono bilanci opachi".
Anche il Senatur ha assicurato, come riporta la stampa, che denuncerà chi ha utilizzato quel denaro per ristrutturare la sua casa. Intanto è in corso l'interrogatorio della sua segretaria Daniela Cantamessa da parte del Pm di Napoli. Il suo ufficio e la sua casa erano già stati perquisiti ieri insieme alla sede del sindacato padano.
Ma sono  tre le Procure sui soldi lumbard e Il filone più inquietante arriva da R.Calabria dove si punta il dito su un collegamento con una cosca della 'ndrangheta. Tutto ruota attorno a Romolo Girardelli, faccendiere legato al clan. Il figlio è socio con Belsito in una immobiliare e in società con Bonet, collaboratore del leghista e già indagato. Per gli inquirenti, parte dei fondi a disposizione di Belsito sarebbero serviti a pagare i lavori di ristrutturazione della villa di Gemonio di Umberto Bossi, oltre a soggiorni e cene ai figli di Bossi e Rosi Mauro. 
Secondo i magistrati di Reggio il genovese Girardelli, legato per la Dda al clan dei De Stefano, avrebbe svolto l'attività di riciclatore grazie alle sue capacità di ''monetizzazione di 'strumenti finanziari atipici' di illecita provenienza''. L'uomo è socio di Belsito, attraverso il figlio Alex Girardelli, nella Effebi Immobiliare, società con sede a Genova e attiva nel settore immobiliare e commerciale.  Girardelli è risultato anche essere responsabile dello sportello genovese di un'altra società, la Polare Scarl riconducibile all'imprenditore veneto Stefano Bonet, un altro dei personaggi su cui ruota l'inchiesta insieme all'avvocato Bruno Mafrici, calabrese d'origine ma trapiantato a Milano dove ha lo studio, ed a Paolo Scala, considerato il promotore finanziario di fiducia del gruppo Bonet, specializzato nella gestione di articolate operazioni finanziarie a Cipro, dove risiede. Sono loro, secondo le indagini della Dia, i protagonisti del trasferimento dei sei milioni.
In un riscontro d'inchiesta, Bonet prova a chiedere a Scala se il denaro inviato da Belsito a Cipro e in Tanzania provenga dalla Lega nord, ma la risposta è lapidaria: ''Non so cosa sia, lui mi ha detto che vengono da lui''. Dall'inchiesta sono emersi anche passaggi di denaro nascosto in un cappello da Bonet a Belsito ed anche di una Porsche Panamera. Bonet secondo l'accusa, pagava anche Mafrici per la sua attività professionale, pur se non ne era contento.  Ed alla sua segretaria che gli faceva notare che alcune voci di una parcella non sembravano congrue l'imprenditore rispondeva secco: ''evidenzia che è un'operazione politica e bisogna pagare. Fine della questione''.
Ma l'attenzione è concentrata anche su altre operazioni condotte dal gruppo Bonet per un importo di circa 12 milioni con la società Siram, operante nel settore degli impianti tecnologici e del riscaldamento con la quale la Polar, scrivono gli investigatori, ''ha stipulato un accordo commerciale nel settore dell'innovazione e della ricerca, giovandosi del patrocinio politico di Belsito''. Accordo che ha dato origine ad una serie di trasferimenti di denaro tutt'altro che chiari per gli investigatori.

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