giovedì 12 giugno 2014

Venezia, revocati gli arresti domiciliari al sindaco Orsoni. "Non mi dimetto"

VENEZIA - Il sindaco Orsoni rientra in municipio
VENEZIA - Sono stati revocati dal gip gli arresti domiciliari al sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che torna quindi in libertà, pur restando indagato nell'ambito dell'inchiesta sul Mose. 
Orsoni ha concordato, attraverso i suoi legali, con i Pm dell'inchiesta Mose un patteggiamento a quattro mesi. Sulla congruità del patteggiamento dovrà esprimersi il Gup. Orsoni è indagato per finanziamento illecito. 
Orsoni è tornato sindaco a tutti gli effetti dopo la remissione in libertà e lui precisa: "Non mi dimetto". La carica era stata sospesa, dopo il provvedimento di arresti domiciliari nell'inchiesta Mose. Il sindaco è giunto a Ca' Farsetti alle 13 'scortato' da alcuni vigili urbani e dai due legali di fiducia, Daniele Grasso e Maria grazia Romeo. Un breve applauso da parte di alcuni dipendenti ha salutato il suo ingresso. Poi è salito al primo piano dove ha l'ufficio.
"Ho incontrato l'ing. Mazzacurati più volte, e fu lui a propormi di sostenere la mia campagna elettorale attraverso canali che ho sempre ritenuto leciti" ha detto Orsoni. "Ho consegnato anche a lui, come ad altri - ha aggiunto - il numero del conto corrente per la campagna, convinto fosse tutto lecito". Ha aggiunto di non aver mai immaginato "che venissero utilizzati sistemi illeciti" per la sua campagna elettorale nel 2010. "Non avevo un comitato elettorale - ha spiegato - sono stato sostenuto solo dai miei partiti: il maggior sostegno è venuto dal Pd e poi dagli altri con cui ho interloquito. Non ho mai ricevuto denaro che è stato gestito da altri. Io ho fatto il mio lavoro e mi sono posto contro chi voleva fare un utilizzo dissennato della città, mi sono opposto alle concessioni che solo uno Stato bene organizzato e forte può fare. Un modello che il nostro Stato forse non è in grado di gestire. Per questo mi sono fatto molti nemici".
"Non mi sono proposto io come sindaco ma mi è stato chiesto dalle segreterie dei partiti e dal mio predecessore. Mi era stato chiesto in altre occasione e avevo rifiutato questa volta ho ceduto ed evidentemente ho sbagliato nel farlo" ha detto Orsoni in una breve conferenza stampa. "Mi addolora di più in questa vicenda - ha aggiunto - l'aver visto quanti hanno preso le distanze da me". Orsoni ha ribadito che la sua campagna elettorale è stata sostenuta dai partiti che l'appoggiavano e da questi aver avuto indicazione che il suo avversario, Renato Brunetta, "aveva grandi disponibilità e che bisognava fare una campagna altrettanto imponente". "Mi era stato suggerito - ha concluso - di cercare di avere maggiori finanziamenti, per i quali ho dato incarico al mio mandatario al quale non ho chiesto conto sui fondi raccolti".

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