mercoledì 18 aprile 2012

Breivik: "Non farò mai i nomi dei miei complici". E aggiunge: "Il risultato logico di questo processo sarebbe la pena di morte o l'assoluzione"


Breivik si avvia a rispondere alle domande dei guidici (VG nett)

OSLO. - Nel terzo giorno del processo che lo vede imputato per le stragi di Oslo e Utoya, Anders Breivik si e' rifiutato di fare i nomi di eventuali complici. "Non voglio fornire informazioni che potrebbero portare all'arresto di altri", ha affermato l'estremista di destra, che e' apparso piu' nervoso e ostile di ieri. Nel suo manifesto di 1.500 pagine, diffuso il giorno delle stragi, il 33enne aveva scritto di aver fondato l'ordine dei Cavalieri Templari a Londra nel 2002 insieme ad altre tre persone. Nomi a cui la polizia norvegese non e' mai riuscita ad arrivare. Breivik ha inoltre detto di essersi recato in Liberia per incontrare un nazionalista serbo.
  Alla domanda della procuratrice Inga Bejer Engh sul perche' i nazionalisti avessero interesse ad incontrarlo, il fanatico si e' irrigidito. "Lei sta cercando di mettere in dubbio l'esistenza del network. Lei dovrebbe cercare di ridicolizzarmi di meno e concentrarsi di piu' sulla questione", ha detto Breivik.

In Norvegia le pene detentive sono "patetiche", ha poi sostenuto Breivik, dicendo che la pena di morte o una piena assoluzione sarebbero i "soli risultati logici" per il suo massacro di 77 persone.
Il fanatico di destra ha detto di non temere la morte e che i militanti nazionalisti in Europa hanno molto da imparare da al-Qaeda, compresi i loro metodi e la glorificazione del martirio. "Se avessi temuto la morte non avrei avuto il coraggio di effettuare questa operazione", ha detto, riferendosi ai suoi attacchi.

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