Ernesto Diotallevi |
Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dal presidente del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia ed ha riguardato numerosi beni immobili, autoveicoli, moto, quote societarie e conti bancari nella disponibilità di Diotallevi, di altri componenti della sua famiglia (la moglie Carolina Lucarini, i figli Mario e Leonardo) e di alcuni prestanome. Secondo gli investigatori, lo spessore criminale di Ernesto Diotallevi sarebbe "da lungo tempo cristallizzato negli atti processuali di numerose inchieste, che hanno evidenziato l'illecito accumulo di grossi proventi che sarebbero tuttora nella sua disponibilità". In passato, in qualità di esponente di spicco della banda della Magliana, organizzazione che nel corso del tempo è arrivata a controllare la quasi totalità delle più lucrose attività delinquenziali di Roma e del Lazio, Diotallevi sarebbe giunto a conquistare il consenso anche di vari boss della mafia siciliana, come dichiarato anche da più pentiti. Il "salto di qualità", rilevano sempre gli investigatori, trova riscontro anche in numerosi atti giudiziari, che delineano e ripercorrono circa trent'anni di storia criminale italiana (1981-2013). Da qui il nome dell'operazione congiunta Gdf-Ros: "Operazione trent'anni", appunto. L'ultima assoluzione, per insufficienza di prove, è del giugno 2007, quando è stato scagionato dall'accusa di concorso nell'omicidio del banchiere Roberto Calvi (Diotallevi è l'uomo che all'aeroporto di Ronchi dei Legionari consegna al banchiere il falso passaporto a nome "Gianroberto Calvini" che lo accompagnerà in un'ultima fuga destinata a concludersi a Londra, sotto il ponte dei frati neri)
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