ROMA - "Non ci sono più le condizioni" perché Forza Italia "stia in maggioranza". Lo ha detto il capogruppo di Fi al Senato, Paolo Romani, durante una conferenza stampa assieme al collega della Camera, Renato Brunetta. Della decisione sono stati messi al corrente sia Napolitano che Letta. "Oggi è finito il governo delle larghe intese, si chiude una fase e si apre un nuovo capitolo nella politica italiana", hanno detto. "Abbiamo deciso di uscire da questo governo, ma prima di annunciarlo in conferenza stampa abbiamo avvertito il presidente della Repubblica che ci ha concesso un'attenzione di cui lo ringraziamo e il premier Letta, che ci ha risposto invece dopo l'incontro con Putin", hanno spiegato i due capigruppo.
Romani ha spiegato anche il motivo che ha portato FI a non sostenere più Letta: "Tutto nasce anche dal fatto che c'è stata questa determinazione nel far sì che il voto sulla decadenza di Berlusconi avvenisse il 27 novembre".
"Sulla legge elettorale noi attendiamo la pronuncia della Consulta il 3 dicembre. Ma se il premio verrà dichiarato incostituzionale - è l'allarme dei due parlamentari - 200 deputati rischiano di venire ridistribuiti tra i vari gruppi perché non c'è stata ancora la loro convalida".
La pronuncia della Consulta potrebbe quindi avere effetti "devastanti" sui numeri e sul peso dei diversi partiti, con un indebolimento, in primis, del Pd. Si arriverebbe così a un diverso equilibrio all'interno della Camera.
L'uscita dalla maggioranza comporta anche lo stop alle riforme. "Visto che è finito il governo delle larghe intese con il passaggio di Forza Italia all'opposizione, anche il cammino delle riforme costituzionali può considerarsi interrotto".
Romani ha spiegato anche il motivo che ha portato FI a non sostenere più Letta: "Tutto nasce anche dal fatto che c'è stata questa determinazione nel far sì che il voto sulla decadenza di Berlusconi avvenisse il 27 novembre".
"Sulla legge elettorale noi attendiamo la pronuncia della Consulta il 3 dicembre. Ma se il premio verrà dichiarato incostituzionale - è l'allarme dei due parlamentari - 200 deputati rischiano di venire ridistribuiti tra i vari gruppi perché non c'è stata ancora la loro convalida".
La pronuncia della Consulta potrebbe quindi avere effetti "devastanti" sui numeri e sul peso dei diversi partiti, con un indebolimento, in primis, del Pd. Si arriverebbe così a un diverso equilibrio all'interno della Camera.
L'uscita dalla maggioranza comporta anche lo stop alle riforme. "Visto che è finito il governo delle larghe intese con il passaggio di Forza Italia all'opposizione, anche il cammino delle riforme costituzionali può considerarsi interrotto".
"Avevamo detto e ripetiamo che è sbagliato sabotare il governo e portare il Paese al voto, per di più con questa legge elettorale, a seguito della decadenza di Berlusconi". Lo ha detto il leader del Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano. "La legge di Stabilità è una scusa che non regge di fronte alle difficoltà del Paese", ha aggiunto. E sulla decisione di Fi di uscire dalla maggioranza commenta: "Avevamo visto giusto. Sapevamo che sarebbe finita così".
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