Amedeo Matacena |
REGGIO CALABRIA - L'ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, latitante dal giugno scorso dopo una condanna definitiva a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, è stato fermato a Dubai, negli Emirati Arabi, dalla polizia locale dopo la segnalazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che l'hanno individuato. Matacena, che era ricercato in ambito internazionale, si era allontanato dopo la sentenza della Cassazione del 6 giugno scorso.
Matacena era stato individuato alla Seychelles dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno operato con il coordinamento della Dda reggina e la collaborazione dell'Interpool. Per una serie di motivi, gli investigatori non sono potuti intervenire nelle isole dell'arcipelago dell'Oceano Indiano e perciò hanno continuato a monitorare i movimenti di Matacena, sino a quando hanno scoperto che era in partenza per Dubai, ritenuta dagli stessi investigatori solo una tappa intermedia di un viaggio più lungo. Sono state così avvertite le autorità degli Emirati Arabi che all'arrivo di Matacena all'aeroporto di Dubai lo hanno fermato ritirandogli anche il passaporto. Imprenditore, figlio dell'omonimo armatore noto per avere dato inizio al traghettamento nello Stretto di Messina, Matacena è stato deputato per due legislature, tra il 1994 e il 2001, con Forza Italia.
L'ex parlamentare era stato coinvolto nella maxi inchiesta "Olimpia" dei primi anni '90, quando furono ricostruiti dalla Dda di Reggio molti eventi criminali, tra cui un centinaio di omicidi, e i rapporti 'ndrangheta-politica in città fin dai primi anni '80. Nel 2010, dopo la condanna in primo grado, Matacena era stato assolto dalla Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria, sentenza che era stata appellata. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso della procura generale, aveva disposto il rinvio ad altro collegio. E la Corte d'assise d'appello, il 18 luglio 2012, con una nuova sentenza, lo aveva condannato. Sentenza divenuta definitiva con la decisione della Corte di Cassazione del 6 giugno scorso. "Evidentemente - hanno scritto i giudici di Cassazione nelle motivazioni della sentenza - non si può stringere un 'accordo' con una struttura mafiosa, se non avendo piena consapevolezza della sua esistenza e del suo modus operandi. Tanto basta per ritenere che Matacena ben sapesse di aver favorito la cosca dei Rosmini (e tanto lo sapeva da aver preteso la esenzione dal 'pizzo'). E' lo stesso vertice della cosca che afferma che Matacena non può essere sottoposto a estorsione, che in passato lo stesso ha 'sempre favorito' l'associazione, che, anche nel presente, Matacena è disponibile".
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