Abu Mazel |
NEW YORK - L'Assemblea generale delle Nazioni Unite si rende protagonista di una giornata storica e approva con 138 voti su 193 una risoluzione con la quale la Palestina diventa "Stato osservatore" dell'Onu. E che i vertici dell'Autorità nazionale palestinese considerano solo un primo passo verso la nascita di un vero e proprio Stato e verso il riconoscimento della Palestina come Paese membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.
“La Palestina crede nella pace e il voto di oggi è l'ultima chance per salvare la soluzione dei due Stati", ha affermato il leader dell'Anp Abu Mazel davanti all'Assemblea che lo ha accolto con un calorosissimo applauso.
"Abbiamo deciso di votare sì alla luce dell'approccio costruttivo del presidente Abu Mazen sulla ripresa senza condizione dei negoziati", ha spiegato l'ambasciatore Cesare Maria Ragaglini, rappresentante permanente al Palazzo di Vetro dal podio dell'Assemblea Generale. Altri Stati europei, come Germania e Regno Unito, si sono invece astenuti.
L'ambasciatore di Israele Ron Prosor ha definito la richiesta della Palestina "un passo indietro per la pace". "Con questa risoluzione - ha detto - l'Onu chiude gli occhi sugli accordi di pace e non conferira' alcuna dignita' di Stato". Poco dopo frasi 'tranchant' sono arrivate anche da premier Benjamin Netanyahu: "Il discorso di Abu Mazen - ha detto - e' stato "ostile e velenoso" e "pieno di falsa propaganda". Netanyahu, quindi, assicura come il voto all'Onu di fatto non cambi nulla: "Non sarà costituito uno Stato palestinese senza il riconoscimento di Israele come Stato del popolo ebraico, senza la proclamazione della fine del conflitto e senza misure di sicurezza reali che difendano lo Stato di Israele e i suoi abitanti". Da domani però qualcosa cambia. E il neo 'Stato palestinese', per esempio, avrà accesso a molti trattati e organizzazioni internazionali che finora gli erano preclusi. A partire dalla Corte penale internazionale, davanti alla quale i palestinesi potrebbero decidere di portare Israele per denunciare la questione dei Territori Occupati.
Sulla stessa linea gli Stati Uniti, con Hillary Clinton e la sua possibile erede al Dipartimento di Stato, l'ambasciatrice all'Onu Susan Rice, che hanno definito il voto "controproducente" e che "pone nuovi ostacoli alla pace".
I 'no' alla risoluzione erano comunque tutti previsti.
Oltre Usa e Israele si sono detti contrari Panama, Palau, Canada, Isole Marshall, Narau, Repubblica ceca e Micronesia.
L'Unione europea si era presentata al voto divisa. All'astensione di Germania, Gran Bretagna, Olanda, hanno fatto da contraltare il voto favorevole di 15 Paesi tra cui Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Spagna, Grecia e Irlanda alle quali si e' aggiunta l'Italia. Tra le grandi potenze, luce verde per i palestinesi anche da Cina e Russia.
In Palestina, gente per le strade e grandi feste.
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