venerdì 30 novembre 2012

Il governo vara il decreto legge: l’Ilva può riprendere l’attività


ROMA -  Il Consiglio dei ministri ha dato il suo via libera al decreto legge per l'Ilva,  al termine di una riunione a Palazzo Chigi durata sei ore. La normativa permetterà la ripresa della produzione nello stabilimento siderurgico di Taranto. Con il decreto sblocca-sequestro, l'intenzione dell'esecutivo è quella di riconsegnare gli impianti all'azienda senza aprire un fronte con i giudici.
 Il provvedimento "stabilisce che la società  abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell'AIA".
Previsto il "Garante della vigilanza sull'attuazione degli adempimenti ambientali e di tutte le altre disposizioni del decreto, che sarà nominato con un successivo provvedimento".Il Garante "potrà proporre le misure idonee,tra le quali anche provvedimenti di amministrazione straordinaria"in caso di criticità.
"Qualora non venga rispettato il piano di investimenti necessari alle operazioni di risanamento, il decreto introduce un meccanismo sanzionatorio che si aggiunge al sistema di controllo già previsto dall'AIA".  E in più viene introdotta la possibilità di una sanzione sino al 10% del fatturato annuo dello stabilimento. “E' una condizione di garanzia", ha detto il ministro dell'Ambiente Corrado Clini illustrando il decreto Ilva.
Qualcuno l'ha chiamato "decreto salva-Ilva", ma io parlerei di decreto "salva ambiente, salute e lavoro". Così ha commentato il premier Mario Monti, illustrando il decreto legge sull'Ilva.

Il premier ha notato che "molti problemi del nostro Paese derivano da una grande attenzione a legiferare, ma da una scarsa attenzione all'effettiva applicazione e rispetto delle norme. Nel provvedimento sono inserite tutele da questo punto di vista come la figura del garante sull'attuazione degli adempienti ambientali e delle altre disposizioni del decreto". Insomma, "abbiamo presentato una creatura blindata dal punto di vista della sua effettiva applicazione".

Palazzo Chigi ritiene che il decreto "consente un cambio di passo importante verso la soluzione delle problematiche ambientali, il rispetto del diritto alla salute dei lavoratori e delle comunità locali interessate, e la tutela dell'occupazione".

"Con il provvedimento odierno all'Aia - si legge - è stato conferito lo status di legge, che obbliga l'azienda al rispetto inderogabile delle procedure e dei tempi del risanamento. Qualora non venga rispettato il piano di investimenti necessari alle operazioni di risanamento, il decreto introduce un meccanismo sanzionatorio che si aggiunge al sistema di controllo già previsto dall'Aia".

Il decreto "mira a garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dell'occupazione presso lo stabilimento di Taranto, nel pieno rispetto delle fondamentali esigenze di tutela della salute e dell'ambiente, imponendo lo scrupoloso rispetto di tutte le prescrizioni adottate dalle autorità amministrative competenti". Si stabilisce che la società Ilva abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell'Aia. L'Ilva è tenuta a rispettare pienamente le prescrizioni dell'autorizzazione ambientale.

Intanto l'azienda ha comunicato ai sindacati dei metalmeccanici che, a causa del tornado che ha colpito gli stabilimenti, ha intenzione di ricorrere alla cassa integrazione per 1.031 operai dal 28 novembre al 3 dicembre. I legali del siderurgico hanno intanto proposto ricorso al Riesame chiedendo il dissequestro dell'acciaio prodotto dall'Ilva nei 4 mesi in cui l'azienda non aveva facoltà d'uso degli impianti. L'udienza dinanzi alla prima sezione penale è fissata per il 6 dicembre.
Intanto il gip del tribunale di Taranto ha respinto un'ulteriore istanza di dissequestro degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva presentata dall'azienda. Gli impianti sono sotto sequestro dal 26 luglio.




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