ROMA - Matteo Renzi batte Pierluigi Bersani nelle pagelle dei commentatori dei principali quotidiani sul duello di ieri sera in Tv. Su Repubblica lo scarto è di un punto e mezzo: 34,5- e 33. Lucia Annunziata ha dato 8 al sindaco di Firenze per la sua performance. "Ha dominato il dibattito dal punto di vista della comunicazione - ha detto la direttrice dell'HP Italia - ma non ha sfondato nella base. E quindi alla fine non vince". Bersani ha preso 6: "E' apparso stanchissimo e anche un po' stufo. Ha perso nel dibattito, vince nella base quasi per default".
Il sindaco batte il segretario Pd di un punto, 28 a 27, sul Corsera. Tra i commentatori, Aldo Cazzullo ha dato 7 a entrambi. Renzi è stato "all'attacco fin dall'inizio, una via di mezzo tra un ciompo trecentesco in tumulto e un pr da discoteca anni 80, più immediato, empatico". Nonostante abbia patito "la maggior esperienza di Bersani, è stato più convincente sul taglio ai costi della politica e sulla meritocrazia nella scuola". Dal canto suo, il segretario democratico ha sfoggiato il "consueto florilegio di metafore", tra cui "una particolarmente oscura che gli ha raccontato il segretario dell'Spd - 'C'è chi preferisce un passerotto in mano che un tacchino sul letto' - ma forse ci dev'essere un problema di traduzione". Secondo Cazzullo, Bersani ha dato "l'idea di solidità", è stato "convincente sulla lotta alla mafia e alla corruzione".
Anche sulla Stampa le opinioni delle firme del quotidiano,. Secondo Marcello Sorgi, "Renzi ha un linguaggio più immediato. Gli viene naturale rifuggire dal politichese. Se parla del Sud, dice Sud. Non Mezzogiorno". Promosso "sul linguaggio". Bersani "non cerca di essere diverso da quel che è. Un leader classico. Un ex-ministro. Uno che ci ricorda sempre che la politica è l'arte del possibile". A detta di Sorgi, se nel confronto su Sky con cinque candidati "il personaggio del leader saggio e prudente aveva funzionato" ma, nel faccia a faccia diretto di ieri, "molto meno".
Invece il Il Sole 24 Ore ha preferito Bersani che, secondo il quotidiano, ha convinto di più sulla crescita, le liberalizzazioni e le imprese. "Non ha tradito se stesso - ha commentato Stefano Folli - la sua naturale tendenza alla concretezza un po' grigia, ma sempre all'insegna della grande onestà intellettuale". Tuttavia, "avrebbe potuto osare di più per apparire l'uomo del rinnovamento del Pd".
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