domenica 11 marzo 2012

11 marzo 2011, ore 14.46: la tragedia del terremoto e dello tsunami giapponese, che continua un anno dopo


Si prega sotto la neve che cade copiosamente in questi giorni davanti al mare da cui arrivò il tragico tsunami




L'imperatore SAkihito e la consorte alla cerimonia a Tokio per ricordare le vittime
TOKIO - Fukushima, il ground zero del Giappone un anno dopo  la triplice catastrofe del sisma di magnitudo 9, dello tsunami e della crisi nucleare, costata 19.128 tra vittime e dispersi (dato al 5 marzo della polizia nazionale), danni stimati dal governo in circa 200 miliardi di euro e 325mila evacuati, di cui 80mila dalla 'no entry zone' del raggio di 20 km dalla centrale. E il Giappone si è  simultaneamente' fermato alle ore 14.46 locali (le 6.46 in Italia) in un minuto di silenzio e di emozione nazionale, a un anno dalla triplice catastrofe dell'11 marzo 2011: il terremoto di magnitudo 9, il devastante tsunami e la crisi nucleare di Fukushima, la peggiore da Cernobyl.
Quel giorno pioveva a Fukushima. Le prime notizie non sembrarono drammaticissime, un terremoto come altri: ma bastarono pochi minuti e tutto il mondo, davanti alla tv, vide scene che non potrà mai più dimenticare, con le onde spaventose che mangiavano strade, case, automobili, persone. Le vite. Poi, qualche ora dopo, la catastrofe nucleare cominciò a delinearsi, anche se con difficoltà attraverso le colpevoli reticenze delgoverno e della Tepco, la società che gestiva la centrale di Fukushima e i suoi quattro reattori investiti dalla furia dello tsunami.
Le candele  scrivono la parola "preghiera": sotto, la data 3-11 nella città di Iwaki
L'evento ufficiale più' importante  di oggi è nel primo pomeriggio al Teatro nazionale di Tokyo: ci saranno il governo del premier Yoshihika Noda al completo e l'imperatore Akihito che ha voluto esserci malgrado i postumi del delicato intervento del 18 febbraio di bypass coronarico. Il sovrano, 78 anni, sarà presente con la consorte Michiko per una ventina di minuti, meta' del tempo stimato per l'intera cerimonia, in un segnale di vicinanza al dolore di un popolo al quale si rivolse pochi giorni dopo la catastrofe, nel momento piu' difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale, con un messaggio video alla nazione, unico nel suo genere, all'insegna della coesione e della solidarieta'. 
Mentre gran parte dei detriti sono stati cancellati nelle prefetture colpite dal sisma, le strade sono state ripavimentate e le città rase al suolo dallo tsunami stanno cominciando a essere ricostruite, le cicatrici lasciate dalla devastazione terribile e le difficoltà continuano a perseguitare i molti colpiti dai disastri.
                           FUKUSHIMA,  ZONA SPETTRALE INADATTA ALLA VITA
Ecco Fukushina, città fantasma sove la vita è impossibile


Uno struzzo chissàcome arrivato fin qui si aggira tra le strade vuote di Fukushima

E c’è naturalmente la zona della centrale nucleare di Fukushima, dove lo tsunmi spense i sistemi raffreddamento dei nuclei radioattivi con la fuga di aria e acqua contaminata nell’ambiente. E’una zona spettrale. In un raggio di 20 Km attorno agli scheletri accartocciati delle centrali atomiche, l’ambiente è stato dichiarato “inadatto alla vita”. E’ una zona morta. E’ una zona che non rivivrà più. E’ un luogo avvelenato, mortale, dove emergenza è tutt’altro che risolta. I 3mila tecnici che ancora operano nelle centrali – i soli autorizzati a varcare il confine virtuale della non vita – sono riusciti solo tre mesi fa a riportare le temperature dei noccioli entro i limiti di guardia. Ma a Fukushima le centrali continuano a sprigionare sostanze radioattive. L’ultima stima dell’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese è pari a 70 milioni di Becquerel l’ora. All’interno delle centrali il livello di radioattività è ancora altissimo: 1500 micro-sievert l’ora, contro una soglia di rischio di circa 0,2.

                                           DUECENTOSESSANTAMILA  SFOLLATI
Un fiore ogni domenica in ricordo della noglie morta
Un anno dopo il terremoto 11 marzo e tsunami, circa 260.000 persone nella regione colpitavivono ancora in alloggi temporanei, e l'urgenza sta crescendo per garantire loro luoghi permanenti da poter chiamare casa.
Dei 260.000 sfollati, 110 mila vivono in prefabbricati e il resto in quelli che vengono "considerato alloggi temporanei", come unità abitative pubbliche.
I residenti hanno cercato di appianare le loro differenze sui dettagli dei piani di ricostruzione emergono, ma il compito non è facile.
In Wakabayashi Ward a Sendai, capitale della prefettura di Miyagi, una delle tre prefetture più colpite dal disastro, due gruppi di ex-residenti nel quartiere devastato dallo tsunami Arahama rimangono fieramente contrapposti.
Un gruppo sta cercando un trasferimento collettivo di un nuovo sito. L'altro  sta spingendo per la ricostruzione delle case dove erano situate che prima del disastro.


Incontri sui piani di ricostruzione di case sono in corso in molte parti della regione colpita, ma raggiungere un consenso si sta rivelando un compito impegnativo. Le opinioni dei residenti variano, a seconda delle loro guadagni, risparmi e se possono ottenere finanziamenti.
Le restrizioni edilizie messe in atto nelle zone devastate è un'altra fonte di malcontento. Coloro che vogliono rimanere a vivere in prossimità delle zone costiere, come i pescatori, hanno mostrato resistenza alle nuove regole imposte. I governi della città di Miyako e Kamaishi nella prefettura di Iwate   lasciano scegliere tra due opzioni: i distretti preesistenti i cui terreni  saranno “sollevati”  per diminuire il pericolo di uno tsunami futuro; o nuove posizioni.
Nell'ultimo anno il governo di Tokyo ha già svolto un lavoro frenetico per togliere la quantità enorme di detriti e macerie prodotte dallo tsunami. Molte infrastrutture sono state già rimesse in piedi, l'ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale (Fmi) prevede per il Giappone quest'anno una crescita del prodotto interno lordo (Pil) dell'1,7 per cento. Una performance notevole per un paese che non ha ancora finito di contare le vittime e che è in piena crisi energetica a causa dell'effetto della catastrofe sulle centrali nucleari, non solo quella di Fukushima.
Eppure la via di una ripresa completa è ancora lunga. "Quel che è stato ottenuto in un anno è straordinario", ha ammesso Patrick Fuller della Croce rossa internazionale. Ma "il processo di ricostruzione e di rivitalizzazione dell'economia richiederà anni". Nei giorni del disastro, il governo si trovò a dover affrontare un'immane tragedia umanitaria. Circa 470mila persone furono evacuate in centri temporanei. Secondo dati forniti dall'Ambasciata nipponica a Roma, a gennaio c'erano ancora 687 persone in questi centri. Gli altri sono stati spostati in casette temporanee. Per la Croce rossa si tratta di 125mila famiglie.


                                                       AUMENTATI I SUICIDI
Si prega davanti alle tombe delle vittime ungo una strada di Ofunato
Il numero di persone che si sono tolte la propria vita in Giappone è aumentato drasticamente dopo lo tsunami dello scorso anno e il disastro nucleare.
Un aumento di oltre il 20% nella quantità di suicidi in un mese era probabilmente attribuibile almeno in parte aall'ansia a seguito della catastrofe, ha detto un funzionario.
Nel maggio dello scorso anno 3.375 persone si sono uccise, oltre il 20% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
I dati rilasciati dal Cabinet Office e l'Agenzia nazionale di polizia hanno dimostrato che 30.651 persone si sono suicidate nel 2011, soprattutto uomini trentenni. Il Giappone ha uno dei più alti tassi di suicidi al mondo, secondo l'OCSE.

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