ROMA - Quasi fatta per l'accordo sulla legge elettorale. Via libera al 37% per il premio di maggioranza, alla delega al governo sui collegi e al Salva-Lega. La soglia di sbarramento per i partiti che si presentano in coalizione scenderebbe dal 5 al 4,5%. Sarebbe questo - secondo quando viene riferito - uno dei punti dell'accordo tra Fi e Pd sulla riforma della legge elettorale. Dovrebbe essere poi stato fissato a 45 giorni il limite per la delega al governo per ridisegnare i collegi
"L'accordo - secondo il capogruppo Pd in commissione Emanuele Fiano - esce migliorato da quello presentato nella direzione ed è il migliore nelle condizioni date. Così - prosegue - non si chiude la porta ai partiti minori e si rappresentano le forze territoriali". "Bene così. Adesso sotto con il Senato, le Province e il Titolo V. E soprattutto con il Jobs act. Dai che questa è la volta buona". Lo scrive su twitter il segretario del Pd Matteo Renzi.
Una coda di trattativa potrebbe tuttavia ancora riguardare ritocchi alla soglia di accesso per i partiti non coalizzati (oggi all'8%) e per le coalizioni (12%). Decisivi, per l'uscita dall'impasse, i nuovi contatti telefonici avvenuti in mattinata tra il segretario del Pd, Matteo Renzi, e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. L'intesa raggiunta non è ancora stata ufficializzata dai due principali partiti, ma a sentire alcuni parlamentari del Partito democratico ormai è cosa fatta.
Maroni: "Favorevole all'esperienza di coalizione" - "La storia della Lega degli ultimi 20 anni è anche storia di coalizione: non per affinità ideologiche, ma sulla base di contenuti e programmi. Io sono favorevole, perché l'esperienza di coalizione che sto facendo al governo della Lombardia, con i colleghi di Piemonte e Veneto ha buoni risultati e penso debba proseguire. Ma è una decisione che spetta agli organi della Lega". Così Roberto Maroni, governatore della Lombardia, rispondendo sul tema delle alleanze, anche con Fi.
Sel: "Siamo contrari, daremo battaglia" - "Siamo contrari a una riforma elettorale che ha come unico scopo quello di limitare la rappresentanza di milioni di cittadini il cui voto non troverebbe nessuna corrispondenza in Parlamento". Lo afferma Ciccio Ferrara, di Sel annunciando che il partito di Vendola è pronto a "dare battaglia contro questa legge Forzaitalicum".
Una coda di trattativa potrebbe tuttavia ancora riguardare ritocchi alla soglia di accesso per i partiti non coalizzati (oggi all'8%) e per le coalizioni (12%). Decisivi, per l'uscita dall'impasse, i nuovi contatti telefonici avvenuti in mattinata tra il segretario del Pd, Matteo Renzi, e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. L'intesa raggiunta non è ancora stata ufficializzata dai due principali partiti, ma a sentire alcuni parlamentari del Partito democratico ormai è cosa fatta.
Maroni: "Favorevole all'esperienza di coalizione" - "La storia della Lega degli ultimi 20 anni è anche storia di coalizione: non per affinità ideologiche, ma sulla base di contenuti e programmi. Io sono favorevole, perché l'esperienza di coalizione che sto facendo al governo della Lombardia, con i colleghi di Piemonte e Veneto ha buoni risultati e penso debba proseguire. Ma è una decisione che spetta agli organi della Lega". Così Roberto Maroni, governatore della Lombardia, rispondendo sul tema delle alleanze, anche con Fi.
Sel: "Siamo contrari, daremo battaglia" - "Siamo contrari a una riforma elettorale che ha come unico scopo quello di limitare la rappresentanza di milioni di cittadini il cui voto non troverebbe nessuna corrispondenza in Parlamento". Lo afferma Ciccio Ferrara, di Sel annunciando che il partito di Vendola è pronto a "dare battaglia contro questa legge Forzaitalicum".
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