COSENZA - Due cliniche, Villa Adelchi a Longobardi e Villa Gioiosa a Montalto Uffugo, entrambe convenzionate con il sistema sanitario nazionale, specializzate per l’assistenza agli anziani e disabili, numerosi terreni e immobili, compendi aziendali di alcune società come Edera, Meridiana, Riace, San Francesco tutte su Cosenza, Monachelle a Rossano. Valore 100 milioni di euro.
Sono i beni sequestrati all’alba di ieri dalla Dia di Catanzaro all’imprenditore Piero Citrigno, con grossi interessi nella sanità e nell’editoria (il quotidiano “L’ora della Calabria” è suo), e ai suoi familiari. Il provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Cosenza, giunge dopo una complessa attività investigativa della DIA che ha passato al setaccio il patrimonio dell’imprenditore cosentino o comunque a lui riconducibile. Molti dei beni risultano intestati ad alcuni familiari. Gli 007 della direzione investigativa antimafia per mesi hanno acquisito documenti, individuato conti e proprietà, tracciato introiti e uscite, dal 1988 al 2011. I controlli incrociati avrebbero confermato vistose incongruenze tra i redditi dichiarati anche dai suoi familiari, molto modesti almeno fino al 2005 nonostante il tenore di vita e che i beni apparentemente alienati finivano poi comunque in famiglia strategia che ha reso più complesse le indagini. Secondo gli inquirenti “il nucleo familiare Citrigno dal 1981 al 2005 non ha mai prodotto lecitamente un reddito pari o prossimo al valore dei beni entrati nel suo patrimonio”. Ombre pesanti sulle modalità di acquisizione dei beni, quelle tratteggiate dagli uomini della DIA che richiamano nel provvedimento di sequestro la condanna definitiva di Citrigno a 4 anni e otto mesi per usura, sancita nel 2011 dalla Cassazione, nell’ambito del processo Twister, su un vasto giro di usura gestito anche da esponenti della criminalità organizzata. Come riferito dal capo della DIA di Catanzaro, Antonio Turi, le indagini successive hanno evidenziato come Citrigno sia ritenuto “un soggetto equidistante da entrambi i clan di spicco operanti nel territorio cosentino che aveva bisogno di protezione a livello delinquenziale al fine di tutelare le proprie attività imprenditoriali”. Quello di oggi è sicuramente uno dei più importanti sequestri di beni nel cosentino.
L'editore dell'Ora della Calabria Alfredo Citrigno, figlio di Pietro Citrigno, ha diffuso il testo di una dichiarazione in merito al sequestro di beni nei confronti del padre. «In merito al sequestro emesso dal tribunale di Cosenza, sezione penale misure di prevenzione notificato stamane e avente come oggetto beni rientranti nel patrimonio familiare, nella qualità di figlio di Pietro Citrigno dichiaro che le questioni inerenti l'atto giudiziario summenzionato saranno prontamente discusse e risolte nelle opportune sedi giudiziarie dove sicuramente emergeranno "tante verità" e dove dimostreremo che tutto quanto ingiustamente esposto ad un grave provvedimento illegittimo è stato ed è frutto del lavoro di anni dell'intera famiglia Citrigno, ricordando che sin dalla maggiore età io e le mie sorelle Filomena e Simona ci siamo dedicati alle attività imprenditoriali personalmente ed attivamente. Prendo atto che anche questa vicenda è stata utilizzata in malafede da terzi come gogna mediatica a danno della mia famiglia. A tal proposito ho già conferito mandato ai miei avvocati affinché ogni buon diritto della famiglia Citrigno ottenga la giusta e dovuta tutela. Sono comunque fiducioso perché confido nella serenità e nell'autonomia della magistratura».
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