TRIPOLI - Mattinata di tensione a Tripoli dopo un’intera giornata di guerriglia urbana. La capitale libica è ripiombata ieri nel caos dopo che una manifestazione pacifica contro le scorribande di gruppo di miliziani di Misurata - che spadroneggia in un quartiere della città - è degenerata in violentissimi scontri, tra i più sanguinosi dalla caduta di Muammar Gheddafi nel 2010.
Il ministero della sanità libico ha indicato in almeno 37 morti e quasi 300 feriti il bilancio, non ancora definitivo, delle violenze in cui i miliziani reduci della 'rivoluzione anti-Gheddafi' hanno aperto il fuoco su dimostranti che protestavano contro di loro. Il ministero ha peraltro il ipotizzato che il numero delle vittime possa crescere ancora. Il premier Ali Zeidan ha invece fissato in 27 il numero dei manifestanti uccisi, mentre fonti governative lanciano appelli al cessate il fuoco. Il premier libico ha ordinato a tutte le milizie armate a lasciare Tripoli, senza eccezione alcuna.
Nel frattempo, è stato annunciato che i manifestanti sono scesi per le strade di Tobruk per protestare contro le uccisioni a Tripoli. Altre manifestazioni in solidarietà con la capitale sono attese per oggi. A Misurata, invece, la stazione televisiva locale, Misrata Channel , ha affermato che "ci sono state alcune persone tra i manifestanti che svelntolavano la 'bandiera verde' (la bandiera del regime di Gheddafi) ed erano gli organizzatori delle proteste". La stazione ha detto che i miliziani avrebbero "colpito con un pugno di ferro per proteggere quello che avevano raggiunto con la rivoluzione".
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