Il dottor Marco Lanzetta con Walter Visigalli, dopo il primo trapianti |
MONZA - Può già scrivere e guidare a soli 15 giorni dal 'trapianto' di protesi di mano: così il 48enne Walter Visigalli, il primo uomo a subire un trapianto di mano il 17 ottobre del 2000, è ora anche il primo al mondo ad avere una protesi di mano bionica.
L'espianto della mano 'vera' era avvenuto nello scorso giugno a causa di una crisi di rigetto. Troppo forte il dolore, troppi i rischi di setticemia. Quella mano che l'uomo, allora 35enne, aveva tanto sognato, negli anni è diventata fonte di dolorose ulcere, un incubo insopportabile. «A marzo sono cominciate le crisi di rigetto più intense - spiega la moglie, Pierangela Riboldi - Da quel momento è stato un massacro di cortisone ma il rigetto non si è fermato. Alla fine, il bivio era tra cancrena e setticemia». Visigalli perse la mano quando aveva 22 anni, in un incidente. Dopo anni di rassegnazione, venne a sapere del «miracolo» di Lanzetta. Il chirurgo, che oggi è un nome di punta dell'istituto italiano di chirurgia della mano a Monza, nel 1998 aveva preso parte a Lione al primo trapianto di mano al mondo. Tuttavia il paziente che la ricevette, il neozelandese Clint Hallam, un anno dopo l'operazione smise di prendere i farmaci anti rigetto e fu assalito da dolori atroci. Da lì l'amputazione. Il caso italiano di Visigalli invece aveva riacceso le speranze di tutti: la sua reazione all'intervento era stata ottima. La riabilitazione lo aveva aiutato parecchio ed i sintomi del rigetto sembravano solo un'ombra passeggera e, tutto sommato, sopportabile. Fino agli ultimi due mesi prima di giugno, in cui la situazione è degenerata. Meglio levare tutto. Ora la nuova operazione con una mano che non può dare rigetto, non essendo, appunto, vera. I dettagli sono stati presentati oggi da Marco Lanzetta presso l'Istituto Italiano di Chirurgia della Mano a Monza. La protesi è internamente in titanio e carbonio, esternamente in silicone.
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