ROMA - "Abbiamo il diritto-dovere di pronunciarci con semplicità davanti all'opinione pubblica". Così Pier Luigi Bersani aprendo la direzione del Pd. "Non si corteggia Grillo, si sta cercando di capire", ha quindi spiegato il leader del centrosinistra che, commentando il successo del Movimento 5 Stelle, ha aggiunto che il Pd "non ha saputo interpretare a pieno l'eccezionale richiesta di cambiamento".
Presentando la proposta di governo del Pd, Bersani ha affermato: "Per noi il nostro programma sono irrinunciabili per qualsiasi prospettiva di governo, e siamo pronti da domani ad aprire un confronto pubblicando in Rete gli otto punti". "La nostra proposta - ha aggiunto - è anche aperta a contributi". E, anche se il risultato di Monti non appare decisivo per la governabilità, "la proposta del Pd - ha sottolineato Bersani - è rivolta anche a Scelta Civica".
"Siamo pronti a corresponsabilità istituzionali", ma sul governo non sono "praticabili" accordi politici con il centrodestra. E' chiaro Bersani, che poi si è rivolto al M5S: "Davanti al Paese ognuno si prenderà le sue responsabilità e "anche chi ha avuto un consenso di 8 milioni elettori e ha scelto la via parlamentare deve dire cosa vuole fare". Il Pd non accetta un "accordo spurio" e non farà il bersaglio facendosi "sparare a palle incatenate".
Facendo l'analisi del risultato elettorale, Bersani ha fatto mea culpa: "La rimonta della destra non è un recupero di consensi, ma è il frutto del mancato risultato nostro". Poi, però, è tornato all'attacco. "Ai commentatori che da 20 anni ci spiegano il verbo senza prendersi un anno sabbatico dico: non banalizziamo", ha dichiarato il segretario del Pd.
"Abbiamo cercato scelte in controtendenza", rispetto all'incapacità di riforme della politica, parlando in campagna elettorale con le parole del "cambiamento" e con iniziative come le primarie, ma questo non è stato percepito, se non fosse stato così "l'onda d'urto ci avrebbe colpito ancora di più". Sono queste le parole che Bersani ha rivolto alla direzione del Pd, a cui ha preso parte anche Matteo Renzi.
"Gli altri partiti non possono offrire qualcosa di meglio per la governabilità, non hanno le intenzioni né i numeri", ha detto il segretario Pd. "Oltre a qualche idea per sbarrarci la strada - ha aggiunto - non hanno qualcosa da dire al Paese. Tocca a noi fare la proposta e ribaltare lo schema: no accordi politici fuori dal Parlamento".
Bersani, nel corso del suo intervento in direzione, ha messo in guardia dai rischi di certe soluzioni di governo. "Governabilità - ha detto - non è solo avere i seggi sufficienti, ma è un rapporto tra istituzioni e società, tra governati e governanti come si diceva una volta. Non vorrei che un'interpretazione formale della governabilità sia un coperchio malposto su una pentola a pressione".
"Dobbiamo sapere che si apre un bivio, non solo per le prossime settimane ma molto più avanti perché siamo in una crisi sociale e sarà ancora lunga. Questo non è uno scoglio ma una transizione e le scelte devono avere generosità anche per il futuro". Così Bersani nel suo intervento in direzione. E, rivolgendosi ai suoi, ha affermato: "Chiedo che il Pd, pur nel vivo della sua dialettica, garantisca unità, un Pd che discute come sempre ma che è unito è una risorsa di cui l'Italia non può fare a meno".
La proposta di Bersani è di andare in Parlamento con un programma in otto punti per un governo "di cambiamento che apra la strada alla legislatura". Il primo punto, ha spiegato, riguarda "l'uscire dalla gabbia dell'austerità. Poi misure urgenti sul blocco sociale; riforma della vita politica e pubblica". E ancora: "Voltare pagina sulla giustizia e l'equità; una norma contro il conflitto di interesse e doppi incarichi". Ma anche "economia verde e sviluppo sostenibile: apertura ai matrimoni gay e alla cittadinanza a chi è nato in Italia". Infine più attenzione a "istruzione e ricerca".
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