L'affresco del Vasari "sotto osservazione" nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firrenze |
FIRENZE - C'è la ''firma'' di Leonardo da Vinci nella parete est del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Un campione di materiale di colore nero, trovato dietro l'affresco di Giorgio Vasari ''La battaglia di Marciano'', ha una composizione chimica uguale al pigmento nero identificato nelle vele marroni della ''Gioconda'' e del ''San Giovanni Battista'', due capolavori di Leonardo al Louvre. La clamorosa scoperta è stata annunciata dall'ingegnere Maurizio Seracini, professore dell'Università della California a San Diego, che oggi a Firenze, insieme al sindaco Matteo Renzi, ha fatto il punto sulla 'caccia' all'affresco scomparso di Leonardo, ''La battaglia di Anghiari'', dipinto nel 1503.
Il pigmento nero, composto da manganese e ferro nella miscela specifica creata dal genio di Vinci, è stato identificato grazie alle analisi chimiche sui materiali estratti durante i sei sondaggi sull'affresco del Vasari, realizzati tra novembre e dicembre scorsi. Nella stessa occasione sono stati trovati anche frammenti di materiale rosso, associati a lacca rossa, un colorante usato sulle tavole ad olio; uno strato beige; frammenti lattiginosi di calcite (carbonato di calcio): per Seracini possono essere stati applicati solamente con un pennello.
Il gruppo di ricerca di Seracini ha accertato inoltre l'esistenza di un'intercapedine tra la parete sulla quale Vasari ha dipinto il suo affresco e il muro retrostante. La scoperta suggerisce che Vasari, ha precisato Seracini, "potrebbe aver voluto preservare il lavoro di Leonardo erigendo una parete di fronte all'affresco della 'Battaglia di Anghiari'. Nessun'altra parete nel Salone dei Cinquecento presenta un vuoto come in questo caso".
''Le prove emerse durante l'ultima fase della ricerca mostrano che dietro l'affresco del Vasari ci sono tracce di una stesura di un affresco. Non siamo più sul fronte degli indizi ma di vere prove, che ci dicono che stiamo cercando Leonardo nel posto giusto'', ha detto Seracini, parlando di ''esiti incoraggianti'' per il proseguo della 'caccia' all'affresco scomparso, che l'ingegnere porta avanti dal 1977.
I dati a sostegno della teorica ubicazione del dipinto di Leonardo sono stati ottenuti mediante l'utilizzo di una sonda endoscopica, dotata di una microcamera (4 millimetri) che ha permesso al team di ricercatori di vedere cosa ci fosse al di là del Vasari e di raccogliere campioni necessari per ulteriori analisi. Questo grandioso progetto di ricerca è stato guidato dalla National Geographic Society, che ha sostenuto finanziariamente con 250.000 dollari, e dal Centro scientifico interdisciplinare per l'Arte, per l'architettura e per l'arte dell'Università della California San Diego, in collaborazione con il Comune di Firenze, sotto la sorveglianza della Soprintendenza per il Polo museale fiorentino e l'Opificio delle Pietre Dure.
Utilizzando le attrezzature endoscopiche fornite da Olympus e Wolff, i ricercatori sono stati in grado di vedere il muro presente dietro la parete del Vasari e di ottenere campioni di materiale per le analisi. I dati raccolti a seguito delle analisi chimiche, anche se non definitivi, ha sottolineato Terry Garcia, vice presidente della National Geograophic, ''danno modo di credere che il dipinto di da Vinci, per lungo tempo considerato essere stato distrutto a metà del XVI secolo, potrebbe ancora esistere dietro lo stesso affresco del Vasari''.
La teoria di Seracini è stata stimolata dopo aver trovato sull’affresco del Vasari un soldato che regge una bandierina con la scritta: "Chi cerca trova".
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