giovedì 9 febbraio 2012

Testimone di giustizia si uccise con acido muriatico. Arrestati oggi i genitori e il fratello, che la minacciavano perché smentisse tutto


Maria Concetta Cacciola
REGGIO CALABRIA - I genitori e il fratello della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, di Rosarno, suicidatasi ingerendo acido muriatico il 22 agosto del 2011, sono stati arrestati per maltrattamenti in famiglia e violenza o minaccia per costringerla a commettere un reato, cioe' ritrattare le dichiarazioni rese all'autorita' giudiziaria. Contestualmente sono stati eseguiti anche 11 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Reggio Calabria contro presunti affiliati alla cosca Pesce.
 Secondo l'accusa, dunque, i genitori della testimone, Michele Cacciola e Anna Rosa Lazzaro, ed il fratello avrebbero fatto pressioni su di lei, anche con l'uso della violenza per indurla a interrompere la collaborazione che aveva avviato nel maggio del 2011 con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. La donna, che aveva 31 anni, infine si e' suicidata nell'agosto scorso ingerendo acido muriatico. Il padre della donna, Michele Cacciola, e' cognato del boss Gregorio Bellocco, capo dell'omonima cosca di 'ndrangheta di Rosarno. Il marito di Maria Concetta Cacciola, inoltre, e' Salvatore Figliuzzi, attualmente detenuto per scontare una condanna ad otto anni di reclusione per associazione di tipo mafioso. Dopo avere iniziato a testimoniare, la donna era stata trasferita in una localita' protetta, dove era rimasta fino al 10 agosto, quando decise di tornare a Rosarno per riabbracciare i figli rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta. Pochi giorni dopo il suicidio
I familiari di Maria Concetta Cacciola sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro e da personale del Commissariato della polizia della stessa citta' in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica. I fermi emessi dalla Dda sono stati eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Ros. L'accusa per gli undici fermani e' di associazione mafiosa. L'operazione e' stata denominata ''Califfo''.

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