ROMA - "Le coperture e le discussioni che abbiamo avuto troveranno negli atti una naturale conseguenza e concretizzazione". Lo assicura il premier Matteo Renzi nel corso della sua replica alla Camera dopo le comunicazioni al Parlamento in vista del vertice Ue del 20 e 21 marzo. "Il governo ha immaginato per il pacchetto di riforme coperture molto ampie, molto più ampie rispetto all'impegno fiscale. Non è necessario uno sforamento del 3 per cento con un'eventuale possibile modifica dal 2,6 al 3%", ha spiegato Renzi. "Noi come Pd abbiamo una caratteristica è cioè quella di approfondire e provare ad affrontare i problemi studiandoli e conoscendoli meglio per farci un opinione. Il tema del 3% come parametro è oggettivamente anacronistico".
Quanto alla riduzione della spesa pubblica "presenteremo la spending rewiev alle Camere. Il commissario ci ha fatto un elenco, ma toccherà a noi decidere. Come in famiglia se non ci sono abbastanza soldi sono mamma e papà che decidono cosa tagliare e cosa no". Altro capitolo la giustizia civile, tra le priorità: "Non possiamo pensare che l'Ue sia il nostro alibi, i dati offerti dall' Ue non sono dati della strega brutta e cattiva ma sono dati della nostra debolezza" e per questo "risolvere il problema della giustizia civile è una priorità del nostro Paese".
"E' fondamentale che si esca dalla visione per cui l'Ue ci controlla i compiti o ci fa le pulci. l'Ue non è altro rispetto a noi. E se non saremo in grado di affermare che l'Italia e l'Europa - a dispetto di certa propaganda - non sono controparti ma sono sulla stessa barca,non ci sarà spazio per la politica". Lo aveva detto il premier Renzi nelle comunicazioni alla Camera. Come possiamo chiedere di "cambiare le regole del gioco sull'occupazione giovanile se noi abbiamo dei numeri che gridano vendetta?" si è chiesto, sottolineando che "si è pensato di creare lavoro per decreto e si è fallito. Si è pensato di dare garanzie ai giovani moltiplicando norme e si è nuovamente fallito e ora la disoccupazione giovanile è a livelli atroci". "Questo spinga il parlamento" ad affrontare la questione anche con temi innovativi. La riforma del lavoro è necessaria, "non è un argomento a piacere che possiamo affrontare o no" ha detto Renzi ricordando come questa riforma ci venga chiesta "dal 42% di giovani disoccupati" e non dall'Europa.
All'Europa, ha detto il premier "abbiamo offerto un pacchetto di riforme che parte da quella costituzionale a quella istituzionale che più hanno colpito i nostri partner europei perché è il segno che l'Italia è pronta a fare la propria parte". E ha aggiunto che "non abbiamo paura di confrontarci con nessuno sui numeri, sui dati e parametri e sappiamo di avere una zavorra del debito pubblico".
Il taglio dell'Irpef nelle buste paga di chi guadagna fino a 1.500 euro al mese è solo un primo passo per rivitalizzare il mercato interno ora bloccato, ha sostenuto Renzi chiarendo che altri passi si faranno con gli obiettivi del sostegno all'economia e della giustizia sociale per ridare speranza e fiducia.
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