Militari russi (però senza mostrine) a Balaklava, vicino a Sebastopoli |
MOSCA - Il Senato di Mosca ha approvato la richiesta del presidente russo Vladimir Putin di inviare truppe in Ucraina "per normalizzare la situazione", chiedendo anche che venga richiamato l'ambasciatore russo negli Stati Uniti in relazione alle affermazioni di Barack Obama. Intanto decine di uomini armati con kalashnikov e incappucciati, in uniforme non identificabile, si sono posizionati vicino al Parlamento della Crimea, nella capitale Simferopoli. Il Palazzo è stato poi assaltato dai filorussi, provocando decine di feriti. I filo-russi assediano anche il quartier generale della Guardia costiera in Crimea e le truppe russe in territorio ucraino si stanno muovendo non solo in Crimea. La testata online Tyzhden.ua segnala una colonna di mezzi blindati di Mosca in movimento nella regione di Zaporizhia, nell'Ucraina sud-orientale.
I membri del Consiglio della Federazione Russa ha detto che le truppe sono necessarie per proteggere la sicurezza di milioni di russi in Ucraina e che i soldati devono restare fino a quando "l'ordine costituzionale viene ripristinato in Ucraina", che allude a un possibile tentativo russo di far tornare a potere Viktor Yanukovich, spodestato come presidente dell'Ucraina il 22 febbraio, o installare un altro leader del Cremlino-friendly.
Nonostante la forte retorica del Cremlino, non ci sono prove - scrive il quotidiano Kyiv Post - che i russi etnici sono in pericolo in Ucraina più di chiunque altro.
Dagli Usa intanto fonti della Casa Bianca fanno sapere che si sta "monitorando da vicino la situazione, consultandoci con nostri partner, e considerando i costi potenziali, le conseguenze di cui ha parlato il presidente Obama". Su richiesta della Gran Bretagna alle 14 (le 20 in Italia) si terrà una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Un Consiglio dei ministri degli Esteri Ue straordinario potrebbe essere convocato già per lunedì prossimo per affrontare la questione Ucraina. Questa, a quanto si è appreso, l'ipotesi a cui sta lavorando il servizio diplomatico (Eeas) guidato dall'Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza Catherine Ashton
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