BRUXELLES - Regalavano chiavette Usb ai leader del G20 presenti al vertice di San Pietroburgo. Ma in realtà quegli "omaggi" erano microspie con cui i russi intendevano rubare dati agli altri capi di Stato. Si allarga dunque lo scandalo spionaggio internazionale esploso con il caso Datagate. Dietro la vicenda dunque ci sarebbe Mosca che, consegnando gadget agli ospiti, puntava a carpire agli Stati informazioni preziose e riservate.
A far scattare l'allarme, come racconta la "Stampa", dopo il vertice di settembre, è stato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Tornato a Bruxelles dopo il G20, mette alcuni gadget ricevuti dai russi nelle mani dei funzionari della sicurezza, che li passano ai servizi tedeschi. Ed ecco che si scopre la vera natura di quei "regalini": strumenti per rubare dati da computer e cellulare.
Era stata proprio la Russia in agosto, poco prima del vertice, a concedere al tecnico informatico della Nsa, Edward Snowden, un visto temporaneo, e infatti tra Mosca e Washington i rapporti sono tesissimi nei giorni del G20 di San Pietroburgo. La Casa Bianca prima ipotizza un bilaterale tra Putin e Obama e poi lo cancella. Non contribuisce a rasserenare il clima la crisi siriana, altra vicenda dove Russia e Stati Uniti si trovano su fronti opposti.
Il vertice era stato convocato per discutere di paradisi fiscali, crisi e disoccupazione. Ma l'interesse si concentra su Assad e Datagate. In una situazione già tesa, ecco la scoperta dei gadget-spia. A condurre l'indagine sulle chiavette regalate sono i servizi tedeschi, che in realtà non hanno terminato il loro lavoro e stanno ancora analizzando il materiale consegnato. Ancora non si sa se tutti i capi di Stato e di governo abbiano ricevuto le chiavette-spia. Il timore è che quegli apparecchi siano già stati utilizzati da qualcuno. E la tensione cresce in una Unione europea già fortemente preoccupata per lo spionaggio americano.
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