MILANO - Basta un'anticipazione per far scattare l'ennesima polemica. "Panorama" ricostruisce le telefonata tra Napolitano e Mancino sotto inchiesta a Palermo e scoppia il putiferio. Nel mirino il pm di Palermo, Di Pietro e Berlusconi. "Sarebbe un grave illecito se si trattasse del testo delle intercettazioni" dice il pm aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia. Di Pietro parla di ricatto a Napolitano che "farebbe meglio a dare l'autorizzazione perché queste carte possano essere lette"
La ricostruzione di Panorama
Ecco il passaggio saliente del pezzo firmato da Giovanni Fasanella sul settimanale:
"In particolare, tra le persone oggetto delle discussioni fra il capo dello Stato e un amico di vecchia data come Mancino ci sarebbero stati Berlusconi, Antonio Di Pietro e parte della magistratura inquirente di Palermo. Napolitano, in particolare, avrebbe espresso forti riserve sull'operato della Procura e sull'apparato mediatico che fiancheggia acriticamente le toghe siciliane. Anche su Di Pietro le confidenze telefoniche a Mancino non avrebbero risparmiato critiche. E' noto che l'ex pm e attuale leader dell'Italia dei Valori non goda di buona stampa nell'entourage del Quirinale per quel populismo giudiziario che da 15 anni condiziona gran parte del centro-sinistra, impedendo la crescita di una cultura garantista e riformista. E parole molto poco benevole con il ricorso a metafore assai lontante dal linguaggio ovattato proprio delle alte cariche istituzionali infine sarebbero state riservate anche a Berlusconi, al quale verrebbe addebitata la responsabilità di aver appannato l'immagine internazionale dell'Italia al punto da fare tirare un sospiro di sollievo dalle parti del Colle per la sua uscita di scena da Palazzo Chigi"
Si legge ancora nel sommario del lungo articolo dedicato alla vicenda: "nel tentativo di delegittimare il presidente della Repubblica, alcuni giornali fingono di avanzare 'ipotesi di scuola' che tanto somigliano alla verità Ma finiscono per dare concretezza a un tentativo di ricatto".
Quelle telefonate sono diventate caso politico e oggetto di un ricorso che lo stesso Napolitano ha promosso di fronte alla Consulta contro i pm di Palermo che indagano sulla presunta trattativa Stato-mafia.
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