domenica 20 gennaio 2013

Algeria: sempre più grave il bilancio delle vittime a Is Amenas: trovati altri 25 corpi

La rivendicazione in un video  di Khaled Mokhtar Belmokhtar

ALGERI -  Il ministro algerino della comunicazione, Mohamed Said, ha detto che il bilancio dell'attacco contro il centro gasiero di In Amenas si annuncia più pesante rispetto ai 23 ostaggi e i 32 terroristi uccisi. "Temo davvero, purtroppo, che il bilancio debba esser rivisto al rialzo", ha detto Said alla radio pubblica Chaine 3. 

Fino ad ora il governo di Algeri non ha fornito cifre sugli stranieri uccisi. Il Giappone parla di 10 persone che mancano all'appello, mentre la Gran Bretagna, come ha appena confermato il premier David Cameron, conferma la morte di tre suoi cittadini. Altri tre risultano dispersi, come anche un quarto straniero residente in Gran Bretagna, e sono verosimilmente morti. Almeno un algerino è stato ucciso, e tra le altre vittime ci sarebbero cittadini di Francia, Stati Uniti e Romania.

Si apprende intanto dalla tv privata Ennahar che almeno 25 corpi sono stati ritrovati nel terminal di In Amenas, ma ancora non si sa se si tratti di nuove vittime. E ancora, si è saputo che nove ostaggi giapponesi sono stati giustiziati dai terroristi nel sito. A riferirlo alla France Presse sono stati due ostaggi algerini sopravvissuti, che sono stati testimoni dell'uccisione.
I circa 200 uomini della sicurezza interna al sito, si è saputo, non erano armati e quindi non hanno potuto opporre alcuna resistenza ai terroristi che vi hanno fatto irruzione. Il sito, uno dei più importanti dell'Algeria, ha un doppio sistema di sicurezza. Quello esterno è affidato alla Gendarmeria; quello interno alla Bp, che partecipa alle attività estrattive con Sonatrach e Statoil. Questo apparato non era stato modificato (nel senso di rafforzarlo quanto meno nelle dotazioni di difesa) nemmeno con l'inizio della crisi maliana.
Khaled Mokhtar Belmokhtar, detto il "Guercio" (per aver perso l'uso di un occhio in battaglia), nonché capo del gruppo di Al Qaeda "uomini che firmano con il sangue", ha rivendicato la propria responsabilità del sequestro in un video. Lo ha riportato il sito d'informazione Sahara Media. Il video risale al 17 gennaio, quindi quando ancora l'attacco era in corso e in esso Belmoctar si dice pronto a trattare "a condizione che cessi la guerra in Mali".

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