mercoledì 18 luglio 2012

Intercettazioni: Di Pietro attacca Napolitano. Alta tensione con il Pd. E i pm di Palermo convocano Berlusconi


ROMA - Alta tensione tra Pd e Idv dopo l'attacco di Di Pietro al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla vicenda delle intercettazioni. "Si rende conto - ha detto il leader dell'Idv rivolto al Capo dello Stato - che una scelta così drastica sul conflitto di attribuzione non nobilita le istituzioni, ma le mortifica?". Dura la replica di Bersani: "L'attacco al Colle è indecente, Napolitano non ha ragione per difendersi personalmente".
"Tutti dobbiamo ubbidire alla Costituzione che è la più bella del mondo - ha aggiunto il segretario del Pd -. Nessuno impedisca alla magistratura di lavorare anche con le intercettazioni e alla stampa libera di pubblicarle". "Il presidente Napolitano sta ponendo un quesito alla Corte Costituzionale su un tema delicatissimo, che riguarda il rapporto tra poteri dello Stato e istituzioni - ha proseguito -. Tutti siamo interessati affinché la nostra Costituzione sia applicata e quando c'è un dubbio è giusto che la Corte si esprima: questo è il senso dell'iniziativa del presidente e credo suia assolutamente da condividere".
Di Pietro affida a un videomessaggio la sua contrarietà all'iniziativa presa dal Colle in relazione alle intercettazioni. "Mi sento mortificato per la sua scelta molto chiusa nell'interpretare la Costituzione. Noi IdV invitiamo i giudici di Palermo a: 'Resistere, resistere, resistere”.
La Procura di Palermo ha, intanto,  convocato Silvio Berlusconi nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Il leader del Pdl doveva presentarsi lunedì 16 luglio, ma si è negato perché impegnato in una riunione con un gruppo di economisti. Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, i pm intendono interrogare Berlusconi come persona informata dei fatti in relazione ad alcuni prestiti infruttiferi fatti a Marcello Dell'Utri.
I fatti si riferiscono a inizio anni 90 quando Dell'Utri, secondo la tesi dei pm sarebbe stato il portavoce delle minacce mafiose nei confronti di Berlusconi in quel momento per la prima volta alla guida del governo.
Berlusconi, secondo quanto emerso, non si sarebbe presentato a Palermo invocando come legittimo impedimento una riunione, svoltasi a villa Gernetto, con alcuni economisti e politici su euro e crisi e di Europa.

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