mercoledì 9 gennaio 2013

“Comuniste” le giudici della separazione di Berlusconi? Reagiscono i capi del tribunale


ROMA - "Il presidente della corte d'appello e il presidente del tribunale di Milano intendono respingere con fermezza ogni insinuazione sulla non terzietà delle giudici del tribunale, componenti del collegio giudicante nella causa Bartolini-Berlusconi". Lo si legge in una nota dove si chiede di evitare "ogni espressione di dileggio".
Il comunicato, firmato dal presidente del tribunale di Milano Livia Pomodoro e dal presidente della corte d'appello milanese Giovanni Canzio, segue le affermazioni rilasciate ieri in un'intervista televisiva dall'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha definito "comuniste" e "femministe" le componenti del collegio, tra cui il giudice Gloria Servetti, che nei giorni scorsi hanno depositato la sentenza di separazione tra l'ex premier e Veronica Lario, stabilendo che il leader del Pdl dovrà versare circa 3 milioni di euro al mese all'ex moglie. "Il presidente della corte d'appello e il presidente del tribunale di Milano - si legge nella nota - intendono respingere con fermezza ogni insinuazione sulla non terzietà delle giudici del tribunale, componenti del collegio giudicante nella causa Bartolini-Berlusconi, essendo a tutti nota la diligenza e la capacità professionale delle stesse, quotidianamente impegnate nella fatica della giurisdizione nella delicata materia del diritto di famiglia".
Nella nota infine viene sottolineato che "le norme del codice di rito civile consentono agli interessati di impugnare provvedimenti giudiziari e sulla relativa impugnazione la corte d'appello eserciterà, come di consueto, il puntuale controllo critico della decisione di primo grado per i profili della legittimità e del merito".

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