TARANTO - Il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha accolto la richiesta della Procura sollevando questione di legittimità costituzionale della legge 231 'Salva Ilva' e inviando gli atti alla Consulta. Anche il Tribunale di Taranto, in funzione di giudice dell'appello, la scorsa settimana aveva sollevato dubbi di costituzionalità della legge 231 rimettendo gli atti alla Consulta e sospendendo il giudizio in attesa della decisione della Corte costituzionale.
Se la magistratura deciderà di dissequestrare i prodotti finiti e semilavorati giacenti sulle banchine del porto, i soldi incassati dalla vendita della merce saranno destinati ad adempiere alle prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale, a pagare gli stipendi e "a quant'altro necessario per la sopravvivenza dell'azienda", e tutto questo potrebbe essere controllato dal Garante dell'Aia. Così l'Ilva ha ribadito che l'unica svolta positiva potrebbe arrivare solo se i giudici faranno qualche passo indietro. Il messaggio ha come primo destinatario il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco, chiamato a decidere sull'istanza di dissequestro dei prodotti avanzata dall'azienda. Una posizione, quella dell'azienda, che non rappresenta una novità, così come non c'é stata svolta dall'incontro che il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, ha avuto con i vertici sindacali di categoria di Fim, Fiom e Uilm.
Ferrante ha continuato a definire "drammatica" la situazione, ha ribadito che l'azienda farà "tutti i tentativi possibili" per pagare gli stipendi di febbraio (poco più di 70 milioni di euro per tutti gli stabilimenti Ilva in Italia) e che "l'azienda è sana, robusta e ha sempre risposto ai suoi impegni". Ma nello stesso tempo ha insistito sulla necessità che venga sbloccata la merce sequestrata, circostanza ritenuta vitale per il futuro dell'Ilva, perché "non si può con un tratto di penna chiudere un'azienda o mandare a casa i lavoratori".
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