L'isola di Utoia |
E' un tuffo nell'orrore per ogni norvegese la commemorazione delle stragi di Oslo e Utoya che oggi, ad un anno esatto di distanza, il Paese scandinavo ha deciso di dedicare alle vittime dell'estremista di destra Anders Behring Breivik. Un anno fa Breivik, 32 anni, cresciuto in solitudine nell'odio contro l'altro - soprattutto se l'altro è musulmano - deciso a impedire che "nel giro di pochi anni non vi fosse più una sola ragazza norvegese bionda" come lui stesso ha detto al processo terminato il 24 giugno, piazzò 950 kg di esplosivo davanti al palazzo del governo nel pieno centro di Oslo. Poi, accertatosi che i suoi obiettivi più ambiziosi si erano salvati, nonostante la morte di otto passanti e il ferimento di altre decine, si rivolse verso il secondo target della sua impresa bellica: l'isola di Utoya che ospitava in quei giorni 600 giovani laburisti. Mentre Breivik si armava di mitra e sventagliava all'impazzata contro chiunque si trovasse sulla sua strada, sul suo sito internet 1.500 pagine di deliranti proposizioni a sfondo nazista e razzista facevano il giro del mondo.
Sull'isola Breivik stanò decine di 'marxisti'. Sessantanove morti e centinaia di feriti è il bilancio del massacro, un decimo dei presenti. Poi freddo, pallido, il sorriso beffardo perennemente stampato sul viso, si fece platealmente arrestare. Di lui, il mondo ricevette l'immagine di uno dei molti killer solitari che, come oggi a Denver, può annidarsi ovunque, un cinema scintillante per una prima, o una cameretta da ragazzo con la porta sempre chiusa.
Nessun commento:
Posta un commento