domenica 22 dicembre 2013

Deputato pd “autorecluso” nel Cie di Lampedusa: ripristinare subito la legalità

Khalid Khaouki nel centro di identificazione di Lampedusa
LAMPEDUSA - 'Barricato' a oltranza nel Cie di Lampedusa finche' "non sarà ripristinata la legalità'". E' la protesta di Khalid Chaouki, deputato del Partito Democratico che da questa mattina alle 11 si trova nel centro dell'isola siciliana per chiedere al governo "di fare immediatamente qualcosa per questa situazione drammatica". Chaouki, sentito telefonicamente dall'Agi, ha raccontato che all'interno del Cie "ci sono 220 persone, sotto la pioggia e in condizioni disumane, che non dovrebbero essere qui, perché la legge prevede che non si possa restare all'interno del Cie per oltre 96 ore. Tra questi anche sette persone, sei uomini e una donna", scampati alla tragedia dell'ottobre scorso, quando a seguito del naufragio di una imbarcazione libica, morirono 366 persone a largo dell'isola.
  "Non e' tollerabile che perfino le persone che sono sopravvissute a quella tragedia si trovino ancora qui - aggiunge l'esponente Democratico - si tratta di una palese violazione della legge. Mi sembra il minimo chiedere che il governo intervenga immediatamente per ripristinare la legalità e resterò qui finché ciò non avviene" Chaouki è in contatto con il giovane siriano che qualche giorno fa ha girato il video choc sulle 'spruzzate anti scabbia' che "è da giorni in sciopero della fame e della sete”.
"Non è la prima volta che vengo in ispezione nel Centro di Lampedusa, sono tornato dopo le notizie allarmanti arrivate negli ultimi giorni, non immaginavo di trovare questa situazione. Lo dico per primo a chi non la pensa come me, a chi fa parte di altri schieramenti politici: venite a vedere cosa c'è qui oggi. Impossibile non avvertire l'esigenza di cambiare qualcosa. Poi parleremo del come..." 
Chaouki è stato intervistato da Tgcom:

In che condizioni si trovano le persone ospitate nel Centro? 
"Ho trovato condizioni igieniche allucinanti: non tutti i bagni sono funzionanti, ci sono infiltrazioni d'acqua, stanze, dove dormono gli ospiti del centro, completamente allagate, matarassi accatastati, sporcizia. Inoltre siamo in una situazione di illegalità: di fatto gli immigrati sono reclusi nella struttura. Le forze dell'ordine non permettono di uscire, mentre questo dovrebbe essere solo un centro di accoglienza non di reclusione. Condizioni igieniche e tempistiche non sono accettabili".

Quale tipo di "accoglienza" che il Centro dovrebbe offrire?
"Chi arriva al Centro di prima accoglienza di Lampedusa dovrebbe restare al massimo 96 ore, per avere supporto psicologico e sanitario e successivamente essere trasferito in un Cara, i centri per i richiedenti asilo. Ad oggi, 22 dicembre, a Lampedusa di trovano ancora 7 superstiti del naufragio del 3 ottobre, una tragedia per la quale si sono sprecate belle parole per poi dimenticarsene dopo due giorni". 

Non sempre gli italiani si sono mostrati particolarmente sensibili a questi temi...
"L'Italia è chiamata a rispettare il diritto internazionale e a recuperare l'orgoglio di una tradizione di accoglienza e umanità. Bisogna smettere di pensare che determinati interventi tolgano qualcosa agli italiani: questo tipo di politiche sono finanziate dalla Ue".

Quali sono le sensazioni che ha provato entrando nel Centro?

"Resta la sensazione di impotenza dello Stato e la sensazione che ormai ci sia l'abitudine al fatto che i diritti non vengano rispettati. Anche le associazioni che lavorano nel Centro di Lampedusa si sentono vittime di un sistema che non funziona più. Ormai ci sembra normale: mettiamo in secondo piano la dignità delle persone".

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