ROMA, 19 giugno - In tempi di crisi e di continui rincari tornano in voga le sigarette di contrabbando. In Italia, nel 2014, il consumo di prodotti illeciti del tabacco è cresciuto del 20% rispetto all'anno precedente, raggiungendo i 4,42 miliardi di sigarette, con una perdita di introiti fiscali per lo Stato pari a 770 milioni di euro. Non solo, ma per 1 italiano su 2 (48%) il contrabbando è solo un modo per "tirare a campare", un'accettazione passiva del fenomeno, ritenendolo "spesso tollerato dallo Stato e che esiste da sempre e sempre ci sarà".
E' quanto emerge da una ricerca realizzata da SWG e commissionata da British American Tobacco Italia su un campione di 2.000 italiani maggiorenni, secondo la quale 1 italiano su 3 (36%) valuta il contrabbando meno grave di altre attività criminali, perché in fondo non viene ucciso nessuno, oppure (34%) lo "preferisce" ad altre attività criminali. Per il 13%, infine, il contrabbando non rappresenta neanche un crimine. Napoli si conferma la capitale italiana, seguita da Palermo, Bari e, contro ogni aspettativa, Milano.
Stando ai dati dell'ultimo Rapporto annuale di KPMG, il contrabbando in Europa costa ai contribuenti e alle comunità più di 11 miliardi di euro all'anno di perdite di gettito fiscale e, se considerate globalmente, le migliaia di transazioni effettuate dai criminali coinvolti nel commercio illegale di tabacco costituiscono il quinto maggior fornitore di sigarette per i consumatori dell'Unione Europea. Secondo le stime di KPMG, il commercio illecito di sigarette oggi rappresenta il 5,6% del mercato totale italiano (nel 2013, era il 4,7%) e le "illicit white" - ovvero sigarette prodotte legalmente in un Paese, ma contrabbandate in altri territori dove hanno una distribuzione legale limitata o assente - sono oltre la metà del totale delle sigarette illecite.
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