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domenica 8 aprile 2012

Siria: mille morti nell’ultima settimana. I ribelli deporranno le armi martedì, come previsto dal piano di pace. Damasco vuole “garanzie scritte”. E continua a uccidere


DAMASCO -  Il portavoce dei gruppi ribelli che lottano contro il regime di Assad ha fatto sapere che il movimento è pronto a deporre le armi entro il 10 aprile, così come previsto dal piano di pace, anche se le forze filo governative non faranno altrettanto. Sale intanto a oltre mille morti il numero delle vittime dell'ultima settimana di scontri.
Damasco ha annunciato intanto che non ritirerà le truppe dalle città se non avrà garanzie scritte da parte dei gruppi armati del Paese. Lo ha fatto sapere il ministero degli Esteri siriano in una nota, precisando che i "gruppi terroristi armati" devono mettere per iscritto che anche loro deporranno le armi. 
Il portavoce del ministero, Jihad Makdessi, ha detto che le precedenti dichiarazioni secondo cui Damasco avrebbe ritirato i propri soldati dalle città e dai sobborghi entro martedì "sono spiegazioni sbagliate". La nota afferma che l'inviato speciale di Onu e Lega araba, Kofi Annan, non ha consegnato al governo siriano "garanzie scritte" che "i gruppi di terroristi armati" fermeranno anch'essi le violenze. 
L'ufficio di Annan aveva annunciato che il presidente siriano Bashar Assad aveva accettato il cessate il fuoco che chiedeva il ritiro delle truppe dai centri abitati entro martedì.

lunedì 2 aprile 2012

La Siria accetta la scadenza del 10 aprile per attuare il piano di pace predisposto da Onu e Lega Araba

Un ribelle siriano a Homs

NEW YORK - La Siria ha accettato la scadenza 10 aprile per iniziare l'attuazione di un piano in sei punti per la pace proposto da Lega Araba e Nazioni Unite. Kofi Annan ha inviato detto, secondo diplomatici. Il progetto prevede una supervisione delle Nazioni Unite al cessate il fuoco da tutte le parti, il ritiro dei soldati e delle armi pesanti dalle città, e la consegna degli aiuti umanitari.
Lo ha riferito Kofi Annan, inviato delle Nazioni Unite in Siria in un briefing del Consiglio di Sicurezza dell'ONU a porte chiuse.
La violenza in Siria è continuata oggi, con gli attivisti impegnati in combattimenti a Idlib e a Homs.
Nel frattempo, il capo del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC), Jakob Kellenberger, è sulla via di Damasco per colloqui tesi a espandere le operazioni di aiuto e a creare la possibilità di accedere a tutti i detenuti.
Durante la sua visita di due giorni, Kellenberger ha in programma di visitare le zone colpite durante i combattimenti. Il mese scorso, dopo la caduta del quartiere ribelle di Baba Amr, a Homs, il governo siriano aveva detto che avrebbe permesso a un convoglio del CICR di entrare nella zona. Tuttavia, quando il convoglio aveva raggiunto Baba Amr il 2 marzo, gli era stato negato il permesso di entrare.
La Siria aveva già detto la settimana scorsa di aver accettato il piano di pace. Tuttavia, Annan ha detto al Consiglio di sicurezza che finora non c'era traccia dell’intenzione del governo del presidente Bashar al-Assad di mantenere le sue promesse. Ora invece ci sarebbe un impegno formale che, se non attuato, sarebbe gravido di pesanti conseguenze per Assad.
I paesi arabi del Golfo che partecipano alla riunione del gruppo a Istanbul hanno accettato di pagare gli stipendi e gli altri costi dell'esercito siriano libero (FSA).
Il denaro, che sarà distribuito attraverso il Consiglio nazionale dell'opposizione siriana, è il primo supporto formale internazionale al FSA.