Il giornalista ucciso, Saleem Shahzad |
ISLAMABAD - Il Pakistan aveva “approvato” l'uccisione del giornalista Saleem Shahzad. Lo ha riferito il più alto ufficiale dell'esercito americano, l'ammiraglio Mike Mullen. Ma non ha potuto confermare se la potente agenzia di intelligence del paese, l'ISI, sia stata coinvolta, come molti indizi lasciano credere. Il governo pakistano ha detto che l’affermazione è "estremamente irresponsabile e non aiuterà le indagini. Sembra che alcuni elementi stiano tentando di usare questa questione contro il governo democraticamente eletto e il Pakistan'', ha aggiunto un portavoce; l'ISI dal canto suo ha negato ogni coinvolgimento.
Shahzad era stato rapito nei pressi della sua casa di Islamabad a maggio. Il suo corpo fu trovato due giorni dopo, nella provincia del Punjab.
A quel tempo, molti nei media pachistani avevano accusato l'agenzia di intelligence del Pakistan dell'omicidio. Una commissione d’inchiesta “indipendente” istituita dal governo per indagare l'uccisione ha iniziato a lavorare il mese scorso.
Le parole di Mullen arrivano dopo che nei giorni scorsi il New York Times, citando funzionari dell'Amministrazione americana, aveva scritto che c'è l'Isi dietro al sequesto e all'uccisione di Shahzad. Il motivo dell'uccisione del giornalista, secondo il quotidiano americano, sarebbe legato all'ultimo articolo di Shahzad sulle infiltrazioni di militanti di al-Qaeda all'interno delle Forze armate pakistane. Ufficiali dell'Isi, ha scritto il giornale citando funzionari Usa, ''hanno diretto l'attacco contro di lui (Shahzad, ndr) per metterlo a tacere''.
Shahzad, che lavorava per la sede a Hong Kong di Asia Times Online e per l’agenzia di stampa italiana Adnkronos International, aveva fatto carriera scrivendo servizi su varie reti di militanti islamici che operano in Pakistan. Nell’articolo sull’infiltrazione di Al-Qaeda nella marina militare del Pakistan aveva riferito che il gruppo militante era dietro il recente assalto alla base Mehran a Karachi, visti gli arresti di diversi militari della marina sospettati di legami con al-Qaeda.
Le asociazioni per i diritti umani hanno definito il Pakistan il posto più pericoloso al mondo per i giornalisti, dicendo che erano sotto la minaccia dei militanti islamici, ma anche dei militari del Pakistan e delle agenzie di intelligence.
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