giovedì 21 novembre 2013

Si chiama Abdelhakim Dekkar ed è lo sparatore di Parigi. Lo ha confermato il Dna

PARIGI - Abdelhakim Dekhar durante il suo assalto a Liberation e, a destra, al suo arresto nel 1994
PARIGI -  Si chiama Abdelhakim Dekhar, 50 anni,  già condannato nel 1998 nell'affaire Rey Maupin: è lui l'uomo che ha sparato lunedì scorso a Liberation e a La Défense: è quanto annuncia il tribunale di Parigi, dopo l'analisi dei test Dna sulla persona fermata a bordo di un auto. "Le analisi del Dna confermano che l'uomo in stato di fermo è il presunto sparatore", ha annunciato il tribunale di Parigi. L'uomo, detto 'Toumi', aveva fornito il fucile a pompa che aveva consentito alla coppia maledetta Rey-Maupin di uccidere un autista di taxi e tre poliziotti nel 1994. Nel 1998, Abdelhakim Dekhar era stato condannato a quattro anni di carcere nel caso Rey-Maupin, definiti i nuovi Bonnie & Clyde, coppia di giovani studenti che nella notte del 4 ottobre 1994 insanguinarono Parigi; in una drammatica vicenda che si concluse con la morte di cinque persone fra cui tre poliziotti e lo stesso Maupin. In quella tragica storia, Abdhelakim Dekar - detto Toumi - fornì il fucile a pompa che consentì alla coppia di giovani di condurre quella folle spedizione che sconvolse la Francia.
Egli è stato condannato per cospirazione per aver acquistato il fucile poi consegnato quel 4 ottobre a Audry Maupin, 22 anni e Florence Rey, 19. Dekhar dunque fu il "terzo uomo" di questo sconvolgente fatto di cronaca nera di quasi 20 anni fa . Le indagini su Dekhar sono precedenti alla realizzazione della banca dati nazionale del DNA, il che spiegherebbe perché, anche se era noto dei loro servizi , i poliziotti non erano stati in grado di identificare prima di questo arresto le  impronte scoperte.
E' stato catturato mentre si stava somministrando alcuni farmaci: il sospetto è che stesse tentando il suicidio.
Nel tardo pomeriggio, quando l'indagine sembrava impantanarsi, un testimone è apparso alla stazione di polizia di Courbevoie (Hauts-de-Seine), dando il nome di un uomo che aveva ospitato negli ultimi quindici giorni a casa, e che aveva chiaramente riconosciuto nelle foto delle telecamere di sicurezza che gli erano state mostrate. Sulle indicazioni precise dell'nformatore, diversi agenti di polizia della Brigata Criminale sono andati immediatamente in un parcheggio pubblico sotterraneo a Bois-Colombes a nord ovest di Parigi  in un edificio residenziale lungo la ferrovia vicino alla stazione. Sul posto, hanno scoperto poco dopo le 19.00  un uomo in macchina parcheggiata in uno stato che più assonnato sotto il massiccio effetto di droghe che aveva assorbito e la cui natura rimane da determinare. Numerosi poliziottii hanno confermato che il sospettato è stato arrestato in uno stato di "semi-cosciente, che può suggerire un tentativo di suicidio." E' stato portato in un ospedale e gli è stato praticato il test del DNA:  i risultati delle analisi sui proiettili hanno confermato stanotte che il sospetto era davvero l'uomo armato che aveva aperto il fuoco nella hall del quotidiano Libération e ai piedidella Tower Defense,  quartier generale della banca Societe Generale, così come quelli trovati sulla portieradella Twingo che lo sparatore aveva sequestrato per farsi portare sui Champs-Elysees.
Dehkar era un uomo estremamente enigmatico, molto intelligente, ma difficile da cogliere fino in fondo", racconta la sua ex-avvocata, intervistata nella notte da BFM-TV, aggiungendo che era "un po' mitomane". "Ha sempre detto che lavorava per i servizi segreti francesi", ha aggiunto la legale. Il Dna di Dekhar è stato incrociato questa notte con le tracce provenienti dai bossoli ritrovati nella sede del giornale e davanti alla sede della Societé Generale, dove l'uomo ha sparato contro una vetrata, oltre che sulla portiera della Renault Twingo dell'ostaggio sequestrato lunedì scorso durante venti minuti, tra la Defense e gli Champs-Elysees. E i risultati non lasciano dubbi: quelle tracce appartengono allo stesso individuo. Soddisfazione per l'operazione di polizia è stata espressa nella notte dal ministro dell'Interno, Manuel Valls e dal ministro della Giustizia, Christiane Taubira.

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