lunedì 4 novembre 2013

L'Istat peggiora le previsioni del Pil prr il 2013. Recupero l'anno prossimo (ma non la disoccupazione)

ROMA - Nel 2013 il Pil arretrerà dell'1,8% mentre nel 2014 è prevista una crescita dello 0,7%. Lo stima l'Istat nella nota sulle prospettive dell'economia italiana. Il governo nelle ultime stime ufficiali indicava -1,7% per il 2013 e +1% per il 2014. ''Analizzando le differenze tra l'attuale quadro di previsione e quello presentato a maggio 2013, il tasso di crescita del Pil italiano è stato rivisto - comunica l'Istat - al ribasso per quattro decimi di punto nel 2013. Tale differenza è in parte dovuta alle nuove ipotesi sul commercio mondiale e alla revisione delle serie di contabilità nazionale e per la parte restante a una contrazione maggiore di quanto inizialmente atteso degli investimenti privati''. Nel 2013 il Pil beneficerebbe del solo contributo positivo della domanda estera netta (+1,1 punti percentuali). Nel 2014 la crescita del Pil sarebbe invece sostenuta sia dalla domanda interna al netto delle scorte (+0,4 punti percentuali) sia dalla domanda estera netta (+0,2 punti percentuali). Anche la variazione delle scorte sosterrebbe la crescita seppur in misura contenuta (+0,1 punti percentuali). Per il 2013 è prevista anche una riduzione degli investimenti fissi lordi del 5,5%, mentre nel 2014 le prospettive di una leggera ripresa del ciclo produttivo determinerebbero un recupero dei tassi di accumulazione che tornerebbero su valori positivi (+2,2%). Per quanto riguarda il commercio con l'estero, il miglioramento previsto per i trimestri finali dell'anno in corso si rifletterebbe in un ritorno alla crescita delle esportazioni nel corso del 2014. In media d'anno, le vendite totali aumenterebbero del 3,7%. Le esportazioni di merci beneficerebbero di un consolidamento della crescita nelle principali economie avanzate e di un miglioramento delle condizioni di domanda nelle maggiori economie dell'area euro. Sul fronte dell'import, nel 2013 la riduzione delle importazioni complessive (-3,4%) rifletterebbe il marcato deterioramento delle componenti interne di domanda e la debolezza delle esportazioni (+0,3%). Gli acquisti dall'estero tornerebbero a crescere nel 2014 (+3,5%). L'istituto di statistica spiega infine che ''questo scenario di previsione è legato a ipotesi specifiche sull'evoluzione del quadro internazionale, delle condizioni di liquidità e di incertezza economica e politica. In caso di minore crescita mondiale il Pil nel 2014 registrerebbe un incremento più contenuto. Viceversa un miglioramento delle condizioni di liquidità e una riduzione dell'incertezza stimolerebbero un ulteriore incremento degli investimenti e una crescita del Pil più sostenuta''.
La caduta congiunturale del Pil avviatasi nel terzo trimestre del 2011 dovrebbe arrestarsi nell'ultimo trimestre dell'anno in corso. Tuttavia la variazione in media d'anno risulterebbe per il 2013 ancora fortemente negativa (-1,8%). Il tasso di disoccupazione raggiungerà quota 12,1% nel 2013. Nel 2014, pur stabilizzandosi, proseguirebbe ad aumentare, al 12,4%, a causa del ritardo con cui il mercato del lavoro segue le evoluzioni dell'economia. Nell'anno in corso la spesa delle famiglie segnerebbe una contrazione del 2,4%. ''Nonostante il permanere delle difficoltà sul mercato del lavoro e la debolezza dei redditi nominali, nel 2014, la spesa dei consumatori è prevista crescere moderatamente (+0,2%)''. L'Istat sottolinea che ''nei mesi estivi la caduta dell'occupazione che ha caratterizzato la prima parte dell'anno si è arrestata, ma la situazione del mercato del lavoro permane fortemente deteriorata'', spiega l'Istat nelle Prospettive per l'economia italiana. E aggiunge: ''Il calo misurato in termini di input di lavoro, proseguirebbe per tutto il 2013 (-1,6%), mentre per il 2014 è previsto un lento e graduale miglioramento (+0,1%) che seguirebbe la ripresa dell'attività economica''. Le previsioni dell'Istat sono quindi peggiorate rispetto a quanto contenuto nella nota precedente, diffusa a novembre (11,9% in 2013 e 12,3% in 2014), mentre risultano sostanzialmente in linea con quanto previsto dal Governo nel Def (12,2% in 2013 e 12,4% in 2014).

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