Mouhamad Elmi Muhidin, il somalo arrestato |
Si tratta di una delle prime occasioni in cui gli investigatori sono riusciti a risalire alla identità di uno dei capi della organizzazione criminale transnazionale che gestisce i flussi migratori illegali tra il corno d'Africa, il Sahara e la Libia verso le coste della Sicilia. L'uomo, appartenente ad un gruppo di miliziani armati, è accusato di numerosi e gravissimi reati: dal sequestro di persona a scopo di estorsione all'associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento della immigrazione clandestina, dalla tratta di persone alla violenza sessuale. Nel corso delle indagini sono emersi, inoltre, elementi di colpevolezza a carico di un palestinese, Attour Abdalmenem, 47 anni, in ordine alla sua partecipazione alla organizzazione di un altro sbarco, questa volta di cittadini siriani, avvenuto sempre a Lampedusa; anche questo indagato è stato sottoposto a fermo.
Il somalo è stato individuato perché era stato riconosciuto nel cpa di Lampedusa dai migranti sopravvissuti che hanno tentato di linciarlo.
"Dai racconti dei sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre è emerso che le donne venivano tutte violentate dai componenti dell'organizzazione criminale che gestiva la tratta dei migranti". Lo riferisce il capo della Mobile di Agrigento. In particolare venti clandestine sarebbero state stuprate sia dal cittadino somalo fermato sia da alcuni miliziani libici nel periodo in cui i migranti erano tenuti prigionieri in un centro di raccolta a Sheba, in Libia. Gli immigrati hanno raccontato anche di avere subito torture con scosse elettriche e percosse.
"Dai racconti dei sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre è emerso che le donne venivano tutte violentate dai componenti dell'organizzazione criminale che gestiva la tratta dei migranti". Lo riferisce il capo della Mobile di Agrigento. In particolare venti clandestine sarebbero state stuprate sia dal cittadino somalo fermato sia da alcuni miliziani libici nel periodo in cui i migranti erano tenuti prigionieri in un centro di raccolta a Sheba, in Libia. Gli immigrati hanno raccontato anche di avere subito torture con scosse elettriche e percosse.
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